Stellantis, accordo sul contratto: +207 euro mensili in due anni

Per sindacati firmatari è 'accordo storico', per Fiom-Cgil 'occasione persa'

Dopo un confronto durato quattro mesi è arrivato l’accordo per il rinnovo del contratto per i dipendenti in Italia di Stellantis, Iveco, Cnh Industrial e Ferrari. Interessa più di 70.000 lavoratori di cui circa 47.000 di Stellantis. Nel biennio sono previsti aumenti mensili di 207 euro (+11,3%). Il nuovo contratto avrà durata quadriennale per la parte normativa e biennale per quella economica.

Più in dettaglio, a partire dalla prima mensilità utile, marzo di quest’anno, l’aumento sui minimi sarà del 6,5% pari un incremento medio di 119 euro (relativo all’inflazione del 2022, che si aggiunge al 2% già erogato lo scorso anno) e per il secondo anno a gennaio 2024 un aumento del 4,5%, pari a 87,8 euro. Complessivamente, quindi, nel biennio i minimi saranno aumentati di 11,3 punti percentuali per un totale di oltre 207 euro mensili.

Verrà, inoltre, erogato una-tantum di 400 euro, in due tranche di pari valore, una ad aprile e una a luglio. Oltre a ciò, a partire dal mese di maggio, i lavoratori avranno a disposizione 200 euro netti di flexible benefit spendibili nella piattaforma welfare Cnh, Iveco, Stellantis e in buoni carburanti per Ferrari. Il montante salariale generato dai minimi, dall’una-tantum e dai flexible benefit che i lavoratori incasseranno nel biennio sarà pari a oltre 4.300 euro medi.

A sottoscrivere il contratto negli spazi dell’Unione Industriali a Torino i sindacati firmatari (FIM-Cisl, Uilm, Fismic-Confsal, Ugl Metalmeccanici e Associazione quadri), che hanno parlato di “un accordo storico che farà da apripista per i prossimi contratti”. Parere completamente opposto quello della Fiom-Cgil, unica sigla sindacale rimasta esclusa dal tavolo: “La nostra esclusione è una ferita aperta. Si è scelto di perseguire la strada della divisione e non si sono colte le richieste di cambiamento da parte dei lavoratori”. Mentre da Stellantis, Giuseppe Manca, responsabile Hr per l’Italia, ha affermato che “entrambe le parti hanno dimostrato un uguale impegno per raggiungere l’intesa nello spirito delle relazioni sindacali basate sulla partecipazione che hanno già contraddistinto i tre precedenti quadrienni di applicazione del Ccsl.

Con il contesto nazionale e internazionale che stiamo vivendo, ricco di difficoltà e di sfide, abbiamo trovato insieme le soluzioni che potranno proteggere in modo adeguato gli interessi dei lavoratori e dell’Azienda sul fronte della competitività delle realtà italiane”, ha continuato Manca. Tra i risultati raggiunti con il rinnovo del Ccsl spiccano l’aumento medio dell’11,3 per cento degli stipendi, la conferma del lavoro agile in post-pandemia e il rimborso una tantum per i lavoratori da remoto e l’incremento dei premi annui del 30 per cento. L’accordo riguarderà circa 70 mila lavoratori. Sul tema dell’automotive e della transizione, dai sindacati non sono mancate le critiche al governo. In particolare il segretario Uilm Palombella ha sottolineato che questo accordo rappresenta anche “un monito per l’Esecutivo, che non può trattare il sistema dell’automotive come ha fatto in questi anni. Noi ci aspettiamo chiarezza e assunzioni di responsabilità sulla transizione”, ha concluso.

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