Si chiude domani la mostra Più Libri Più liberi. Il mercato del libro è in ripresa anche a Roma, anche se a tenere sono ancora le grandi strutture, mentre le piccole fanno ancora fatica. Nella Capitale ci sono circa 450 librerie, è la prima città in Italia, la maggior parte delle quali ha tra 2 e 6 addetti. La fiera alla Nuvola di Fuksas in questi giorni ha richiamato migliaia di persone, e la cosa non è piaciuta all’associazione librai di Roma, che vede di buon occhio questa manifestazione, ma non a dicembre, mese dell’anno in cui si registra un picco di vendite.
L’interesse dei visitatori di questi giorni è la chiara dimostrazione che l’aumento dei lettori è palpabile. D’altronde, sembra essersi arrestata l’emorragia di lettori di libri: nel 2021 sono il 43,6% degli italiani, con un aumento dell’1,7% rispetto al 2019 (sebbene nel 2007 chi aveva letto almeno un libro nel corso dell’anno era il 59,4% della popolazione). Lo mette in luce il 55esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2021. Secondo l’Istituto di ricerca se si considera che chi ne ha letti più di 3 costituisce una fetta pari al 25,2%, si può affermare che il lockdown ha senz’altro prodotto un riavvicinamento alla lettura. Sale anche il numero di lettori di e-book, pari oggi a un italiano ogni dieci (l’11,1%: +2,6%).

E anche l’editoria romana, come quella italiana, guarda sempre più all’estero. Nel 2020 la vendita di diritti e’ stata pari a 8.586 opere, +0,2% rispetto al 2019. I piccoli e medi editori pero’ (tra i 9 e i 100 titoli pubblicati all’anno) pesano su questo numero per una quota del 9%, in calo di tre punti percentuali rispetto l’anno precedente. Nel 2020 la vendita di diritti ha riguardato il 12% della produzione editoriale di novita’. Nel 2001 solo il 4% dei titoli pubblicati trovavano interesse da parte delle case editrici straniere.
Domani, dalle 10 alle 19, le biblioteche di Roma saranno protagoniste alla Più Libri, Più Liberi, con una serie di incontri e laboratori, per grandi e bambini. Sono 47 le biblioteche gestite in modo diretto o indiretto dal Comune di Roma, concentrate soprattutto nel I e nel II municipio, non tante in una città con tre milioni di abitanti. L’amministrazione capitolina è chiamata, anche in questo caso, a segnare una discontinuità col passato.