Nella capitale s¡ riapre il capitolo sulla controversa eredità lasciata dai Superbonus edilizio. Lo scrive La Repubblica Roma.
Dopo la decisione confermata dal governo Meloni nel mese di febbraio di porre un argine definitivo ai 110%, migliaia di imprese e cittadini sono rimasti cori il cerino in mano, spesso con i lavori iniziati ma senza la possibilità di accedere a un partner finanziano capace di caricarsi il peso dei costi rivalendosi in un secondo momento sullo stato. A fronte dei 13 mila cantieri avviati nella capitale solo nel 2022, per un monte complessivo di lavori da miliardi di euro, ci sono oggi nella capitale circa 9 mila cantieri a rischio, che soffrono ritardi e carenza di fondi per portare a termine le opere. Inoltre, dopo la Campania il Lazio è la peggiore regione italiana nell’utilizzo di questo strumento- Secondo il dossier della Cna, da quando è stata lanciata la misura i lavori sono stati portati a termine solo per il 64,3% delle asseverazioni approvate. Il problema riguarda non solo le abitazioni dei privati, ma anche gli alloggi popolari.
L Unione inquilini calcola c’ne sui territorio metropolitano ci sono 1.500 alloggi popolari c’ne, pur avendo diritto agli interventi di manutenzione, non accederanno alla misura. Le difficili condizioni finanziarie hanno alimentato tanto la corsa delle ditte che stanno cercando di chiudere i lavori in velocità, quanto il blocco di molti cantieri.