Come era ampiamente previsto, il Pd ha conservato nelle elezioni suppletive di domenica nel collegio Roma 1 (il centro della Capitale allargato a Trionfale, Prati e Delle Vittorie, il seggio di deputato che detiene da tempo immemore e così Cecilia D’Elia, la candidata del centrosinistra, che ha ottenuto il 59,4% dei voti, varcherà a breve il portone di Montecitorio da parlamentare. Ma se Enrico Letta può gioire per il successo del suo partito, non altrettanto può rallegrarsi il sistema democratico.
Infatti, il vero vincitore di questo turno elettorale è stato l’astensionismo perché alle urne si sono recati solo 21.010 cittadini sui 185.394 aventi diritto al voto. In percentuale significa che ha votato solo l’11,33 pre cento del corpo elettorale, strabattendo il già misero 17,66% registrato nelle precedenti suppletive del marzo 2020 che portarono all’elezione dell’attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. In pratica, è andato a votare solo poco più di un cittadino su dieci degli iscritti nelle liste elettorali
Certo, a questo misero risultato dell’affluenza alle urne ha influito il covid. Molti romani hanno sicuramente preferito non rischiare contagi oppure sono stati costretti a restare chiusi in casa perché malati o in quarantena, ma altrettanto certo che tanti cittadini hanno disertato volontariamente il voto. Bisogna interrogarsi sul perché di questa rinuncia ad esercitare un diritto fondamentale del sistema democratico. Alcuni, probabilmente, non si sono recati ai seggi perché sicuri della vittoria della propria candidata (gli elettori del centrosinistra), altri, quelli del centrodestra, dando per scontata la vittoria degli avversari, hanno preferito una passeggiata al sole che nel chiuso di una cabina elettorale. Tanti altri perché non avevano un proprio candidato in lizza (tra questi i cinquestelle anche se nel 2020 avevano raggranellato pochi voti nel collegio di Roma Centro). Ma crediamo che la grande maggioranza dei mancati votanti sia stata motivata al rifiuto di recarsi alle urne per una crescente sfiducia nei partiti ed in ciò che propongono.
Non ha giovato certamente anche il fatto che, stando tutti nella maggioranza che sostiene il governo Draghi (all’opposizione solo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e una frangia della sinistra estrema), per tanti cittadini i partiti “sono tutti uguali”, tanto vale la pena non perdere tempo per scegliere questo o quello perché “l’uno vale l’altro”. In questo contesto, non c’è che da restare amareggiati per un crescente disinteresse verso la cosa pubblica. C’è solo da sperare che, come l’epidemia di covid, anche l’astensionismo abbia raggiunto o stia per raggiungere il proprio picco e che, quindi, questa tendenza al non voto venga rovesciata.