Termini, subaffitti d’oro nei negozi del Comune

Una tavola calda paga 857 euro e ne chiede 5.245 a un fast food, scrive Repubblica che sottolinea che sul caso é già stata aperta una inchiesta dei vigili

Fondi commerciali di proprietà del Comune affittati a prezzi stracciati. E subaffittati a cifre altissime. Succede in tutta Roma, “ma nella zona intorno alla stazione Termini e in tutto l’Esquilino è diventata una specie di malattia”. Così scrive Rory Cappelli oggi su Repubblica sottolineando che sul caso la polizia di Roma Capitale ha già aperto un’inchiesta.

“Il meccanismo che permette ai furbetti del subaffitto di operare in tutta tranquillità proprio grazie a una (solo apparente) regolarità, è abbastanza semplice – spiega Repubblica – E funziona come per una ex tavola calda di via Gioberti diventata un fast food indiano. Il vecchio gestore, che ha il fondo in affitto dal Comune di Roma per 857,34 euro al mese, l’ha subaffittato a un snc di bengalesi a 5.245 euro al mese a partire, almeno, dall’ottobre 2014. Ciò significa che, dall’ottobre 2014 al marzo 2018, a fronte di un esborso di 35 mila euro, ne ha incassati — indebitamente — 215 mila.

La vicenda è tanto più grave se si pensa alle decine di ingiunzioni di sfratto arrivate a organizzazioni di volontariato, scuole di musica, centri interculturali, centri sociali, teatri, presidi sanitari, onlus finiti nel mirino dei pasdaran dell’affitto. Persino un’istituzione come la Casa internazionale delle donne di via della Lungara ha ricevuto la sua ingiunzione e ora rischia di chiudere i battenti dopo 30 anni di attività e di importantissime battaglie civili e sociali.

E dunque il Campidoglio negli ultimi mesi, complice la delibera 140, ha recapitato un po’ ovunque lettere di ingiunzione senza spesso tenere conto di quello che le varie associazioni avevano fatto e senza considerare se si tratti o meno di realtà che hanno tentato negli ultimi decenni di rendere migliore la città. E mentre la polizia di Roma Capitale ha aperto un’inchiesta sulla vicenda e sta indagando per verificare la regolarità delle licenze, degli affitti e dello stato dell’esercizio, alcuni consiglieri del municipio I hanno presentato una mozione chiedendo verifiche e riqualificazioni. “Tra i beni ricompresi nell’elenco” del patrimonio immobiliare di Roma Capitale, si legge nella mozione, “figurano molti locali adibiti ad esercizi commerciali e magazzini su via Giolitti e vie limitrofe, soprattutto nella zona di maggiore prossimità alla Stazione Termini: alcuni di questi locali, adibiti ad esercizi commerciali proprio per la loro tipologia, risultano tuttora affittati a prezzi notevolmente inferiori al reale prezzo di mercato”. Chiedendo verifiche e controlli anche perché “la tipologia delle attività commerciali presenti su via Giolitti, spesso proprio nei locali di proprietà comunale, gli arredi esterni delle stesse nonché lo stato di mantenimento degli edifici che le ospitano, sono alcuni degli elementi che incidono negativamente sul decoro e il disordine della zona”. Insegne quasi fosforescenti con scritte impossibili da non notare che deturpano tutta la zona.

“Tutto il quartiere è diventato un insostenibile susseguirsi di negozi cosiddetti di prossimità”, dice la consigliera del municipio I Stefania Di Serio, vicepresidente della commissione commercio, “che per lo più, tra l’altro, vendono alcol contribuiscono al degrado del rione Esquilino. Vengono espulse dal territorio le associazioni che potrebbero portare un contributo sociale importanti, come il Cielo sopra Esquilino, perché gli vengono tolti i locali in affitto. E poi però non vengono eseguiti i necessari controlli per portare allo scoperto la piaga del subaffitto”.

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