Terremoto: Meloni cambia casacca alla ricostruzione

L’avvicendamento alla guida della ricostruzione nel Centro Italia, dall’esponente Pd, Legnini, a Castelli di Fratelli d’Italia, conferma la pratica dello Spoils system e il legame del Premier con il passato

La nomina del senatore di Fratelli d’Italia, Guido Castelli, come nuovo commissario alla guida della ricostruzione post sisma del Centro Italia, al posto di Giovanni Legnini, che in quasi tre anni ha dimostrato di operare validamente, suscita molte polemiche ed è imputata alla politica dei favori e della lottizzazione.

L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, è il più severo. ‘’Non ho niente contro il nuovo commissario, che non conosco – afferma – ma credo che l’operazione sia figlia di una politica scellerata e di basso livello che passa sopra la testa della gente. Il governo spieghi il senso di questo avvicendamento, visti i risultati ottenuti in questi anni dal commissario Legnini’’.

È pronto a rispondere per il governo il ministro dell’agricoltura, vicinissimo al Premier, Francesco Lollobrigida. Si limita però ad assicurare soltanto che Castelli saprà assolvere il compito con serietà, competenza e spirito di servizio conoscendo in profondità uno dei territori più colpiti dal sisma, in quanto sindaco, all’epoca, di Ascoli Piceno. Il segretario uscente del Pd, Enrico Letta,  definisce però un brutto segnale dell’attuale governo applicare lo Spoils system alla gestione del post terremoto.

Lo spoils system è la pratica politica, nata negli Stati Uniti negli anni venti, secondo cui gli alti dirigenti della pubblica amministrazione cambiano con il cambiare del governo. Da noi l’esecutivo ha tempo 90 giorni, che scadrebbero il 24 gennaio p.v., per nominare i funzionari di fiducia. La sua applicazione, che ha ‘’silurato’’ Legnini, era stata preannunciata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che in una intervista aveva anche specificato che potrebbe riguardare una settantina di ’’poltrone’’.

E anche se non rientrano nello Spoils system in primavera sono in scadenza i consigli di amministrazione di Enel, Eni e Leonardo. Inoltre movimenti sarebbero previsti anche nelle agenzie fiscali, alla Rai e in altre ‘’imprese’’ culturali, finora pressochémonopolizzate dal centrosinistra.

Se si limitasse al cambio di ‘’casacca’’ nei posti strategici dell’economia e della cultura, il nuovo governo deluderebbe però i tanti italiani che hanno creduto nella capacità del Premier Giorgia Meloni di cambiare il Paese, che ha bisogno soprattutto di scelte vitali riguardo istruzione, welfare, diseguaglianze nord – sud, immigrati, fisco e finanza pubblica.

Misurarsi con le questioni davvero cruciali del Paese, evitando mediazioni e compromessi legati alla vecchia logica dello spoils system, darebbe più forza alla Meloni, che dimostrerebbe di non sentirsi più a capo di una parte, ma di tutto il Paese. Purtroppo invece, in un incarico strategico come la ricostruzione post terremoto la sostituzione di Legnini,  che per l’attività svolta avrebbe meritato di essere confermato, è una riprova che il legame con i comportamenti del passato è duro a cadere.

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