Tram, treni, metro. Il problema di Roma tra disagi e prospettive incerte per il 2024

I pendolari della Roma-Viterbo in piazza. I treni della metro pieni all’inverosimile. Le cause dei problemi del tpl capitolino

Tram, treni e metropolitane. Tre nomi che rappresenterebbero la chiave di volta per rilanciare il trasporto pubblico di Roma, così come accade in tante capitali europee. Tre nomi che spesso vengono sintetizzate dall’espressione efficace “cura del ferro”, come se il ferro – per le grandi città – rappresentasse un toccasana così come avviene nell’organismo dell’uomo. Sono cronaca quotidiana i disagi che colpiscono in maniera casuale, alternata ma spesso contemporanea, i tre capisaldi su ferro della mobilità capitolina. Storie diverse, ma unite dalla stessa matrice: pochi controlli e poca programmazione da parte della politica romana, più interessata al consenso immediato piuttosto che ad una costruzione seria e ragionata della mobilità cittadina. Churchill diceva che “Colui che non riesce a pianificare  sta progettando di fallire” e Roma sembra essere perfetta per la massima dell’arguto statista inglese.

Qualche giorno fa gli eroici pendolari della Roma-Civita Castellana-Viterbo e della Roma-Lido – tra le peggiori ferrovie nazionali in base ai rapporti di Legambiente, ma soprattutto in relazione alle cronache degli ultimi anni raccontate dagli utenti – sono andati a protestare sotto la sede di Cotral. Le ragioni del malcontento sono le stesse da anni: disagi, soppressioni, incertezza sul futuro e l’impossibilità generale di far rispettare il servizio così come dovrebbe essere. I pendolari avevano grandi aspettative dopo l’abbandono del vecchio gestore (Atac) e il subentro dei nuovi, ovvero Astral e Cotral. Aspettative importanti c’erano anche per l’arrivo di una nuova guida politica al posto di quella di Nicola Zingaretti, il cui operato sulle ‘ex concesse’ non è piaciuto ai comitati. Anche in questo caso, aspettative deluse.

Il capitolo metropolitane merita una riflessione a parte, visto che si tratta del più importante mezzo di trasporto della Capitale. I lavori per lo sviluppo della rete della Metro C procedono (a rilento), mentre la Linea A e B vivono una situazione di grande difficoltà. Anche in questo caso, i problemi sono antichi e sempre gli stessi: treni spesso non sufficienti nelle ore di punta, malfunzionamento di scale mobili che costringono alla chiusura le stazioni, problemi tecnici che bloccano il servizio, ascensori rotti, controlli assenti ai tornelli ed evasione elevata. La linea A sta vivendo una stagione epocale di manutenzione straordinaria dei binari: I binari e il resto dell’infrastruttura ferroviaria della tratta Anagnina-Ottaviano erano quelli originali realizzati nel 1978 e vengono utilizzati in esercizio dal 1980. Pertanto, era fondamentale una loro sostituzione integrale. Eugenio Patané, assssore alla Mobilità della giunta Gualtieri, ha accusato a più riprese l’amministrazione guidata da Virginia Raggi di aver evitato le revisioni a tal punto che si è reso necessario chiedere al MIT una proroga straordinaria per i treni privi di revisione. La Linea B è la grande ‘malata’ del tpl capitolino: nel 2023 è iniziata un’indifferibile maxi-revisione di tanti treni della linea che a marzo di quest’anno ha visto in servizio solo 15 treni su 28. Quasi la metà. Visto che le manutenzioni possono includere 10 treni alla volta e che ogni stop può durare 6 mesi, si capisce quanto la politica romana – negli anni – abbia mostrato poca attenzione (per usare un eufemismo) verso un problema che avrebbe avuto bisogno di una programmazione molto diversa.

Il tram, infine, rappresenta l’ultimo capitolo della mobilità ‘su ferro’ di Roma. Praticamente tutte le linee tranviarie di Roma – la 5,14, 8 e 2 – hanno subito stop più o meno lunghi a causa della necessità di rinnovare i binari. Allo stop dei tram si è risposto con una soluzione che fa perdere a questo straordinario mezzo di superficie tutti i benefici di cui gode: le navette sostitutive, ovvero bus che spesso si sono ritrovate a percorrere strade non adatte al passaggio intensivo di bus (si pensi a Via Romagnosi, a Flaminio), finendo nel traffico selvaggio e contribuendo ad alimentarlo a propria volta. Ma a volte i tram si sono fermati anche per questioni extra-mobilità: si pensi al 2, fermo circa un anno per lavori e poi costretto a fermarsi nuovamente a causa di cantieri di Terna e Acea in tutt’altra zona che impedivano la circolazione anche delle linee 3 e 19. Radiocolonna a suo tempo aveva chiesto delucidazione sulle tempistiche alle due società, senza ottenere risposta.  Da anni l’utente romano sa che ogni mattina si sveglierà nell’incertezza di arrivare in tempo a lavoro, preferendo spesso (e purtroppo) il mezzo privato.

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