Università: A Roma i fuorisede sono un affare da 400 milioni

Secondo le stime del Codacons uno studente nella Capitale spende tra i 900 e i 1000 euro al mese tra alloggio e spese De Leo (Sapienza): «Ci sono poli di aggregazione ben distribuiti, sono un valore aggiunto per il territorio

I fuorisede a Roma, affare da 400 milioni per una città giovane 140 mila studenti fuorisede nella Capitale portano in città una dote tra i 300 e i 400 milioni di euro ogni anno. Lo scrive il Messaggero.

Tra affitti, spese, interessi culturali, rappresentano un forte tessuto economico che tocca un po’ tutti i quartieri della città. A sottolinearlo è l’associazione dei consumatori Codacons che ha fatto una stima sui risvolti economici dei giovani che vengono a Roma per studiare dopo il diploma.

La Capitale può contare su quattro università pubbliche (tra cui la Sapienza, la più grande della penisola per numero di studenti), sei private e sette non statali telematiche. Un tessuto, dunque, particolarmente variegato che si intreccia con tutti i quartieri, da Nord a Sud, dove si vive, anche indirettamente, il mondo dell’accademia.

A godere maggiormente dell’economia dei fuorisede sono otto zone della Capitale. La prima (quella storicamente più influenzata da questo genere di indotto, anche per la presenza della vicina Sapienza), l’area tra San Lorenzo, Termini e il Pigneto. A seguire la zona tra Tiburtino e Pietralata. L’area tra Ostiense e San Paolo, invece, è la più richiesta dagli studenti del polo universitario di Roma Tre, che vivono molto anche Testaccio e Garbatella. Le zone di San Giovanni, dell’Appio Latino e, più in generale, tra Tuscolana e Appia, sono quelle scelte dai fuorisede di Tor Vergata. Gli studenti Luiss, invece, puntano a Corso Trieste.

«Ci sono poli di aggregazione molto ben distribuiti nella città – dice la professoressa Daniela De Leo, prorettrice della Sapienza al public engagement – Generano un altissimo valore aggiunto in città in termini economici, anche perché contribuiscono al mercato degli alloggi e della ristorazione». Per De Leo l’economia dei fuorisede contribuisce «alla costruzione della società della conoscenza». Infatti, il mondo delle università capitoline è in particolare fermento: due esempi sono il Rome Technopole che sorgerà nella zona di Pietralata e promossa dalle imprese e dall’Università Sapienza, e il Politecnico del mare di Ostia organizzato dall’Università Roma Tre.

Senza contare, poi, il progetto che si ha intenzione di realizzare per Expo di Città della scienza, con la collaborazione del mondo didattico che gravita attorno a Tor Vergata. «In questo momento viviamo molto la grande scommessa del Rome Technopole e la messa a terra delle risorse del Pnrr, per mettere insieme università, imprese e istituzioni – aggiunge De Leo – L’economia del mondo universitario genera un indotto positivo legato sia a chi studia sia a chi poi, laureato, decide di rimanere sul territorio”. «Storicamente Roma ha sempre dimostrato di essere un attrattore di giovani, soprattutto dal bacino del Centrosud Italia – aggiunge la docente – Un ateneo come la Sapienza ha una gigantesca offerta formativa e può spingere a venire nella Capitale. Tutto questo contribuisce allo sviluppo della società, producendo un forte indotto e contribuendo alla collaborazione con la comunità». Conferma questa evoluzione anche Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata, attento alle ricadute economiche del mondo degli studenti a caccia di lauree, master e dottorati di ricerca. «I poli universitari contribuiscono a creare un valore aggiunto per la città», commenta.

L’aumento dei costi della vita, però, ha colpito anche i più giovani: i fuorisede capitolini non ne sono stati esenti. I consumatori sanno bene cosa questo significhi per le spese mensili di una famiglia. «Mandare un figlio a studiare in un’altra città è sempre più un salasso – commenta Carlo Rienzi, presidente del Codacons – Tra gli affitti che hanno raggiunto livelli record, l’aumento dei costi dell’istruzione, con tasse scolastiche, libri, articoli di cartoleria sempre più cari, e il costo della vita che è salito ovunque, la spesa media per ogni studente si aggira tra gli 5mila e i 10mila euro all’anno». Per Rienzi, «le politiche di sostegno all’istruzione non bastano, e i fondi sono sempre scarsi. Così chi vuole mandare un figlio all’università è costretto a mettere mano al portafogli, ricorrere ai risparmi messi da parte o contrarre debiti ricorrendo a prestiti e finanziamenti».

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