Nel weekend è arrivata la soluzione al pasticcio sulle banche venete. Ma oggi la tensione non ha accennato a smorzarsi: un correntista di Montebelluna è entrato nella sua filiale per parlare con il direttore e ha poi tentato di togliersi la vita. Secondo alcune indiscrezioni, l’uomo avrebbe perso due milioni di euro. I dipendenti, spaventati, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’ordine e da circa quattro ore sono in corso trattative tra l’uomo, la polizia e il sindaco della cittadina veneta.
Intanto, come detto, nel weekend è stato raggiunto l’accordo sulle Banche Venete, che passeranno a Intesa SanPaolo mentre i crediti deteriorati confluiranno in una bad bank pubblica in cui lo Stato metterò 4 miliardi di euro. Il direttore generale di Bankitalia, Fabio Panetta, ha bollato come fantasiose le indiscrezioni trapelate su un costo totale per la collettività di 17,8 miliardi e ha confermato che l’erario rientrerà dell’esborso vendendo gli attivi della banca.
Dal canto suo, Intesa SanPaolo, dopo aver dichiarato con soddisfazione che sono stati salvati i soldi degli italiani e almeno 3.000 posti di lavoro, ha anche chiarito che se il decreto di conversione dell’accordo – che ha già avuto l’ok di Bruxelles – dovesse saltare per ragioni di qualsiasi tipo (i 5 Stelle hanno annunciato battaglia), automaticamente verrà cancellata qualsiasi trattativa pregressa e gli istituti di credito verranno “restituiti” agli azionisti precedenti.
Alessio Villarosa (M5S), membro della Commissione finanze, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano” condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sul via libera del cdm al decreto per il salvataggio delle due banche venete. “Da 3 anni chiediamo intervento sulle due Venete –ha affermato Villarosa- Coi 17 miliardi previsti nel decreto ci si potrebbe fare il reddito di cittadinanza. Questi 17 miliardi 3 anni fa potevano essere 10 e le risorse potevano essere usate per nazionalizzare. Ma le banche non si fanno fallire perché poi andrebbero in galera gli amministratori. Questa è una liquidazione coatta con i soldi dello Stato, anzichè con i soldi dell’azienda che viene liquidata. C’è un accentramento bancario, una voglia di dare il mercato in mano a pochi attori ed è una politica che in vari Stati sta prendendo piede. E’ un decreto che aiuta solo alcuni e mette in ginocchio molti. Per Intesa è un affarone fatto con i soldi dello stato. Gli obbligazionisti prenderanno solo l’80% e ci sarà comunque una ricaduta occupazionale, le filiali saranno chiuse. Ditemi voi se questa è una buona operazione”.