All’indomani del referendum sulla messa a gara del trasporto pubblico di Roma, c’è un clima di soddisfazione tra i lavoratori di Atac, la municipalizzata che oggi gestisce il servizio in house. All’entrata del deposito di Porta Maggiore, i conducenti e gli operai che vogliono parlare lo fanno in anonimato ma esprimono una posizione sempre uguale: “Meno male che non si è raggiunto il quorum, pericolo scampato. Per far funzionare meglio i trasporti pubblici di Roma non serve il privato, ma investimenti, pezzi di ricambio e più mezzi per Atac”.
“Un tecnico, da 20 anni in azienda, prima di lasciare il posto di lavoro, si dice contento del “fallimento del referendum. Per noi la soluzione è che rimanga pubblica, non è detto che il privato sia meglio del pubblico, anzi. Magari avrebbe aumentato pure il prezzo del biglietto.
Con la gara, poi, ci sarebbe potuto essere anche qualche problema con gli spacchettamenti perché difficilmente il vincitore avrebbe preso tutti i 12 mila dipendenti. Io sono andato a votare e ho votato no – racconta -. Ho sentito che sono in arrivo 600 autobus (ad annunciarli è stata la sindaca Virginia Raggi, ndr), li aspettiamo, potrebbe essere l’inizio della soluzione”.
Mentre parla, accanto a lui passa un giovane collega in divisa che però non si ferma, limitandosi a dire: “Bene come è andata. Ora però devo andare a lavorare…”. Ha voglia di chiacchierare invece un conducente di tram: “Meno male che non si è raggiunto il quorum! Io sono contento che Atac resti pubblica. Qui il problema sono i mezzi e i pezzi di ricambio: Cotral (società di trasporti del Lazio, ndr) ha tutti i pullman nuovi grazie anche alla Regione, noi invece abbiamo mezzi obsoleti. Speriamo che arrivino questi 600 nuovi autobus – dice pure lui -. Roma già sperimenta il privato e ci sono problemi con gli stipendi. Io diventerei matto se non mi pagassero a fine mese, ho da far mangiare i miei figli”.
Contattato al telefono, Massimiliano Dionisi, lavoratore dal 1979 e dentro il sindacato Orsa, parla invece apertamente: “Noi come Orsa eravamo dentro il comitato del no al referendum, ora il pericolo è scampato. Al di là della propaganda, i problemi della viabilità di Roma non sono legati solo ad Atac, è che mancano investimenti, tram, infrastrutture. Negli ultimi 30 anni la politica ha fatto tutto tranne che investire nel trasporto pubblico locale. I cittadini peraltro sanno che il privato non è la panacea di tutti i mali, perché deve fare profitto e spesso la fa a discapito sia del servizio, sia di chi lavora. Non siamo contenti di come vanno le cose – tiene a sottolineare -, oggi in particolare all’azienda servono pezzi di ricambio. Per risollevarsi Atac ha bisogno di investimenti, solo il concordato non basta”. “C’è una percentuale non irrilevante di lavoratori delle rimesse che ci racconta che aspettano ogni giorno diverso tempo prima che arrivi un mezzo idoneo – racconta ancora Dionisi -. E’ una via crucis. Poi, quando saltano le corse, i cittadini se la prendono con i lavoratori. E infatti le aggressioni ai danni dei dipendenti sono aumentate”. (Fonte Ansa)