A piazza Navona flop delle bancarelle per la Befana
Rimosso il gazebo sulla scalinata di santa Maria in Agone. Eppure i turisti e i romani rimangono insoddisfatti di come appare lo spazio in vista della Befana


Piazza Navona
A piazza Navona è sparito il gazebo sul sagrato della chiesa di Sant’Agnese in Agone. Dopo le polemiche per i banchetti che ogni Natale, da sempre, invadono la piazza e quest’anno, per volere dell’amministrazione comunale, sono diventati solo una manciata, sulla chiesa che domina la piazza, di fronte alla fontana dei Fiumi, ieri è comparso un gazebo bianco con tanto di stufa a fungo. Rimosso subito dopo le inevitabili polemiche.
- La chiesa dove era stato posizionato il gazebo
Ma piazza Navona rimane comunque spoglia: poche bancarelle, pochi turisti, e i romani che rimpiangono la kermesse dei tempi andati, quando la piazza si riempiva di stand. “Non si vede un cambiamento, qualche anno fa era meglio”, ci dicono. I commercianti poi lamentano di aver avuto poco tempo per allestire gli stand, e questo ha avuto inevitabili riflessi sugli affari, che ad oggi sono stato scarsi. Insomma, la Befana sabato difficilmente sarà soddisfatta.
Gli accessi alla piazza dovrebbero essere contingentati, diecimila ci hanno detto, ma il conteggio avviene manualmente, e visto che ci sono più varchi, come si fa capire quando si è raggiunto il numero massimo? L’impressione è che si vada molto ad occhio, senza controlli elettronici.
Poco più in là “Spelacchio”, l’albero di Natale di piazza Venezia diventato un caso nazionale. Certo, non è malato e più che stramorto, ma la vicenda alla fine ha avuto una risonanza che nessuno si poteva aspettare. E’ infatti diventato un caso nazionale e oramai tanti turisti lo visitano esclusivamente per poter dire: “Pure io sono stato da Spelacchio”.
Dopo le feste che ne sarà dell’albero di Natale più criticato da vent’anni a questa parte? L’amministrazione comunale di Virginia Raggi ha promesso un suo riutilizzo, difficile però visto che la parte verde oramai non c’è più e col tempo anche il legno comincerà a degradare. Chissà allora se davvero Spelacchio avrà una seconda vita.