2023: L’anno della Destra, purché senza nostalgia 

Si preannuncia una stagione di conferme per il Premier Giorgia Meloni che dovrà procedere a rinnovare i vertici dei gruppi partecipati dallo Stato, coordinandoli per rilanciare il Paese

Gli ultimi mesi dell’anno sono stati il debutto, ma il 2023 potrebbe confermare la straordinaria ascesa di Fratelli d’Italia, il partito del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. L’approvazione della legge di bilancio in tempi strettissimi, evitando il cosiddetto e controproducente esercizio provvisorio, segna un punto importante per la maggioranza di destra-centro, ma consolida soprattutto la leadership della Destra meloniana.

Riguardo al contenuto la manovra ha scontentato quasi tutti. A destra per aver mancato di evidenziare che un partito con una nuova identità è per la prima al governo. A sinistra per aver contribuito ad aumentare le diseguaglianze soprattutto fra lavoratori impiegati e autonomi.

Nei primi mesi del 2023 l’attenzione si sposterà sulle elezioni regionali in Lombardia e Lazio e sulla imbarcata di nomine che interesseranno la maggior parete dei vertici delle aziende partecipate dallo Stato, nelle quali, dall’Eni all’Enel, alla Cassa Depositi, alle Poste, a primavera finiscono i mandati dei consigli di amministrazione, scelti dai precedenti governi, quando la destra era all’opposizione e quindi completamente ininfluente.

Le elezioni regionali, salvo sorprese, tanto al Nord che al Centro dovrebbero risolversi con un’ulteriore affermazione del destracentro e dei suoi candidati, il leghista Attilio Fontana in Lombardia e l’ex presidente della Croce Rossa, indicato dalla Meloni, Francesco Rocca. Ma il partito che sembra destinato ad avere più voti è Fratelli d’Italia. Sempre che la ‘’nostalgia’’ delle origini buie, come quella manifestata di recente, in occasione dell’anniversario della fondazione del MSI,  dal Presidente del Senato, Ignazio Larussa, non disturbi il sogno della Meloni, liberatorio di una storia ingombrante.

Più che le Regionali le nomine potrebbero essere un non facile banco di prova per lo stesso destracentro. Il merito e quindi la competenza, più che l’appartenenza, dovrebbe, a dar retta alle assicurazioni del premier Meloni, essere la principale discriminante nelle scelte. Tuttavia il gran numero delle aziende, una settantina, per le quali si dovranno trovare nuovi vertici, favoriranno inevitabili pressioni da parte degli alleati, Forza Italia e Lega, che non esiteranno a sostenere i loro candidati.

La Capitale e la giunta Pd del sindaco Roberto Gualtieri, non possono che attendere con preoccupazione i nuovi vertici dei gruppi che fanno capo più che allo Stato, al nuovo governo di segno opposto. La maggior parte delle aziende ha sedi centrali a Roma e fornisce alla città dall’energia, ai servizi, alla realizzazione di infrastrutture, soprattutto in vista del Giubileo e l’ambita assegnazione dell’Expo 2030 che dovrebbe avvenire entro il 2023.

Al di là delle faccende di casa nostra, la maggioranza di governo, nella quale Fratelli d’Italia stando ai sondaggi, è in continua ascesa rispetto agli alleati, dovrà affrontare i rapporti con l’Unione Europea. Non solo dovrà confermare la compattezza a sostegno all’Ucraina,  ma cercherà di ottenere una maggiore considerazione nelle politiche economiche dove siamo più esposti, come l’agricoltura, nonché di affinare i progetti del Pnrr con possibili modifiche rispetto alle formulazioni fornite dal governo precedente.

Infine se tutto procede ‘’serenamente’’, se continuerà l’idillio della Destra con gli alleati e gli elettori, e non si presenteranno particolari crisi produttive e occupazionali, il governo della Meloni dovrebbe varare una serie di provvedimenti per dare, grazie a un maggiore coordinamento fra i gruppi industriali e finanziari partecipati, una cornice ‘’statale’’ adeguata al rilancio della crescita, soprattutto sostenendo l’internazionalizzazione del ‘’Made in Italy’’. Dopo molti anni tornerebbe una sorta di politica industriale.

 

 

 

 

 

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