A Roma crolla il fatturato dei negozi, Cna: “Devastante balletto delle zone”

La maggior parte degli esercizi commerciali ha quasi dimezzato il proprio giro d’affari. L’asporto col brutto tempo non funziona, e ora si teme lo sblocco dei licenziamenti

La protesta dei negozianti del centro storico di Roma contro la Ztl

La maggior parte dei negozi di Roma ha registrato, da quando si è verificata la seconda ondata, un calo di fatturato tra il 30% e il 50%. Un calo più contenuto rispetto a maggio, ma comunque pesante. Tra l’altro, bar e ristoranti stanno anche risentendo del cattivo tempo che dai primi dell’anno si sta abbattendo sulla Capitale. “Quando piove e fa freddo, la gente non ha voglia di uscire, e dunque anche l’asporto ne risente”, ci dicono tanti gestori. 

Da quando è scoppiata la pandemia hanno chiuso almeno diecimila negozi, e non meno di 25 mila posti di lavoro sono a rischio se non sarà ulteriormente prorogato il blocco dei licenziamenti. 

Dopo l’abbassamento della soglia dell’Rt, il governo pensa di introdurre un’ulteriore stretta: se l’incidenza settimanale dei casi e’ superiore a 250 ogni 100 mila abitanti scattera’ in automatico la zona rossa. La pandemia non si ferma si preparano nuovi limiti. Domani vertice fra governo e regioni sul prossimo Dpcm, in vigore dal 16. Confermato il divieto di spostamento tra le regioni, comprese quelle in zona gialla, coprifuoco alle 22 e non e’ escluso ci sia anche la proroga dello stato d’emergenza.

Ed è proprio questo continuo cambio di normative che non piace a commercianti e artigiani. “Incomprensibile e devastante il balletto cromatico che divide l’Italia in zone. Non è più sostenibile – dichiara Stefano Di Niola, Segretario della CNA di Roma – questo cambio continuo e repentino delle misure applicate per il contenimento della pandemia”.

Per Di Niola “basta fare un giro per la città di Roma per notare come molte realtà commerciali, dai bar ai ristoranti, rimangono chiuse, nonostante la zona gialla. Non hanno il tempo e la certezza per programmare il reperimento delle materie prime e richiamare il personale. La vita di un imprenditore necessita di maggiori programmazioni e sicurezze affinché possa tenere in vita la sua attività. Comprendo la necessità di adeguare le misure in base ai dati del contagio ma non può essere una decisione settimanale o in alcuni casi quotidiana. Gli imprenditori sono pronti a fare la loro parte, e lo stanno dimostrando, ora tocca alle istituzioni fare la loro. Altrimenti si aggraverà ulteriormente quella che già è una catastrofe economica”.

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