A Roma e nel Lazio boom di ecoreati

La Capitale la seconda città in Italia dopo Napoli, il Lazio la prima regione per il rapporto tra corruzione ed ecomafia. Presentato il rapporto Ecomafie di Legambiente

Roma è la seconda città in Italia per ecoreati, con 1.260 infrazioni accertate dopo Napoli. Il Lazio poi è la quarta regione per reati ambientali, con l’8,9% del totale, quarta in ordine dopo Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Lo dice il rapporto di oggi sulle Ecomafie, presentato da Legambiente. 

Ma soprattutto il Lazio è la prima regione in Italia come rapporto tra corruzione ed ecomafia; da gennaio 2010 al 31 maggio 2017 ci sono state 61 inchieste, 461 inchieste, 541 denunce, 52 sequestri.

Nel Lazio, poi, si registrano il 12,3% dei reati contro gli animali sulla terra ferma (il top in Italia) e il 9,3% a mare.

Ed ancora, tra il 20% e il 30% della nuova produzione edilizia nella nostra regione è abusiva, come in Abruzzo e in Umbria. Una forma invasiva di ecoreati.

E desta preoccupazione l’applicazione delle nuove normative. È ancora allarme sugli shopper fuori legge, che inquinano ambiente e mercato, con sacche di illegalità diffuse in tutto il paese. Come ricorda l’Osservatorio Assobioplastiche, in media 60 buste su 100 in circolazione sono assolutamente fuori norma. Il ministro dell’Ambiente Costa ha promesso una lotta a tutto campo contro chi produce i sacchetti fuorilegge.

Mai nella storia del nostro Paese sono stati effettuati tanti arresti per crimini contro l’ambiente come nel 2017, mai tante inchieste sui traffici illeciti di rifiuti. Dal Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente, spiccano infatti le 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017 (139,5% in più rispetto al 2016).

La natura profonda del crimine ambientale è economica e ha come principali protagonisti imprese e faccendieri, ma le mafie continuano a svolgere un ruolo cruciale, spesso di collante. I clan censiti da Legambiente finora e attivi nelle varie forme di crimine ambientale sono 331.

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