“Questa città manca di politiche sociali, e valuteremo i candidati sulla loro capacità di inserire nei loro programmi proprio questo aspetto”. Lo dice Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma, in vista dell’imminente tornata elettorale per il Campidoglio. “Chiediamo di essere ascoltati – dice Borzì – Ma questo deve deve avvenire ora, e dopo l’elezione del sindaco. Insomma, non può più succedere che si debba aspettare settimane e settimane per avere un appuntamento col primo cittadino per discutere di aspetti importanti per i cittadini”. D’altronde a Roma le Acli sono tra le associazioni più rappresentative: hanno 40 mila soci ed ogni anno entrano in contatto con 100 mila soggetti, grazie ai servizi offerti dai patronati o dai Caf.
A Roma ad oggi ci sono più di 37 mila bambini che soffrono di povertà alimentare, i senza fissa dimora sono più di 7.700. Il compito delle associazioni del privato sociale è fondamentale per arginare le povertà. Borzì non dà indicazioni di voto, ma è chiaro che chi dimostrerà di mettere al centro della propria azione politica il rilancio delle politiche sociali sarà degno di maggiore attenzione. D’altronde, non è stata frequente l’osmosi tra Acli e politica. Gianluigi De Palo, a capo della sezione romana, è stato assessore alla famiglia con la giunta Alemanno; e Cristian Carrara, presidente della sezione provinciale, è ora consiglieri regionale col la lista Zingaretti. L’ex numero uno nazionale Luigi Bobba è sottosegretario al Lavoro nel governo Renzi.
Per Borzì c’è bisogno di un sindaco che sia “concreto, capace di aprire orizzonti, lungimirante. E comunque deve essere una persona che senta la necessità di consultare periodicamente i corpi intermedi, dunque associazioni, sindacati, movimenti. Non servono compartimenti stagni nella gestione della città, le politiche sociali e le politiche urbanistiche sono strettamente collegate. Il privato sociale è fondamentale per far uscire tanti dalla povertà. Basta dire che ogni giorno noi pane per 2 mila poveri della capitale, segno che quando si fare rete i successi arrivano”.
Ma come fare rete concretamente? “Bisognerebbe avere un albo delle buone pratiche, ovvero di tutti quei soggetti che collaborano per evitare le marginalità – dice Borzì – E un albo delle fragilità , per conoscere davvero tutte quelle persone che vivono da sole, hanno difficoltà, sono malate e non hanno nessuno che le aiuti”. (Alg)