Affittopoli, pronti 113 sgomberi per artisti e volontari

Il Comune vuole indire un nuovo bando per gli immobili coinvolti negli scandali dei canoni a prezzi irrisori. Ma intanto sfratta le associazioni

Lorenzo D’Albergo e Luca Monaco per Repubblica Roma

 

Prima le sedi dei partiti e chiunque abbia utilizzato gli immobili del Comune per fare commercio o ristorazione, solo in un secondo momento le associazioni socio-culturali. La road map degli sfratti disegnata dal Campidoglio a guida 5S non ha ancora scadenze ben definite, ma parte da un dato certo: «Al gennaio 2017 — si legge nella delibera che rivede quella con cui la giunta Marino aveva dato il via libero al riordino delle concessioni che riguardano il patrimonio capitolino — risultano programmati 113 sgomberi, 73 riguardano associazioni e 40 alloggi di servizio, fabbricati e aree ad uso commerciali».

Numeri che fanno storcere il naso alla galassia delle associazioni finite nel mirino del Comune. Almeno quanto la bozza del regolamento che dovrebbe disciplinare la riassegnazione (attraverso un bando pubblico) degli spazi di proprietà di Palazzo Senatorio. Tanti i punti che non convincono chi vorrebbe partecipare alla prima gara post-Affittopoli. Su tutti il divieto di accedere alle selezioni per chi non ha mai ricevuto un regolare contratto assieme alla concessione (più per inerzia degli uffici del Comune che per responsabilità propria) e il «no» che il Campidoglio è pronto a opporre a chi si presenterà con debiti pregressi ancora da saldare. Traduzione: così rischiano di sparire nel nulla centinaia di associazioni che negli ultimi mesi si sono viste recapitare cartelle esattoriali monstre, spesso per importi superiori al milione di euro. Le pendenze con l’erario capitolino, unica concessione che il Comune a trazione grillina è disposta a elargire, potranno essere spalmate in 36 rate mensili. Al primo ritardo, però, scatterà l’obbligo di restituire l’immobile in concessione. Insomma, gli spazi di manovra sono limitatissimi.

Tanto stringenti che la Rete Decide Roma, realtà che rappresenta decine di associazioni in tutta la città, è pronta a manifestare prima in Campidoglio (il 10 marzo) e poi di fronte la Corte dei conti. Già, perché dopo l’intervento della procura sulla base del dossier stilato dal prefetto Tronca, il sistema pare essere andato in tilt: gli sfratti avviati sulla scorta delle oltre 100 istruttorie aperte dal pm Guido Patti (indagati i dirigenti che dagli anni ‘90 in poi si sono succeduti alla guida del dipartimento Patrimonio) hanno colpito persino la Comunità di Sant’Egidio, che ha dovuto lasciare la sua sede in via delle Baleari a Ostia per poi vederla occupata abusivamente nel giro di poche ore. Caos, come testimonia anche un singolare qui pro quo: tra gli immobili finiti sotto la lente della magistratura contabile c’è anche un’altra sede di Sant’Egidio in via Anicia. Peccato fosse della Regione

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