Se non è emergenza, poco ci manca. I cinghiali continuano a imperversare nelle campagne italiane ma l’attenzione è stata posta sul problema dopo il drammatico scontro dell’altro giorno in cui un motociclista ha perso la vita. In realtà, questi animali selvatici rappresentano il principale spauracchio per gli agricoltori, dal momento che sono responsabili di circa il 65% dei danni complessivi ai terreni agricoli. Nella provincia di Pescara, unica a fornire dati così circostanziati – e quindi da prendere con le dovute precauzioni – l’ammontare complessivo dei costi riconducibili ai cinghiali è di circa 200.000 euro all’anno.
A fronte di un’emergenza ormai pienamente certificata, i rimedi proposti a Roma e provincia sono quantomeno discutibili. Si parla di somministrare, per via orale, un farmaco che riduce la fertilità dei cinghiali. Un rimedio studiato negli Stati Uniti che in Italia è ancora vietato (e viene da chiedersi se sia giusto, quindi, sbloccare un protocollo su degli animali soltanto ora, invece di verificare ulteriormente pericoli ad esso connessi).
Altra proposta, che chi scrive reputa il classico secchiello per svuotare il mare, è quella di costruire recinzioni. Ma chi ha visto un cinghiale all’opera sa bene che arginare la sua furia diventa quasi impossibile, a meno che non si realizzino opere in muratura che ne possano impedire il passaggio. Recinti elettrificati, oltre a costituire una sofferenza per gli animali, rischierebbero di diventare un pericolo anche per l’uomo. E non sembra proprio una strada intelligente.
Infine, è bene ricordare che se i cinghiali hanno iniziato a scendere ai margini della città è perché la condizione – pietosa – dei cassonetti dell’immondizia rende i “secchioni” un boccone troppo ghiotto per i golosi cinghiali. Quindi, la prima prevenzione dovrebbe essere proprio quella di aumentare la pulizia e migliorare le condizioni igieniche. E se qualche specialista, intervistato sull’argomento, sostiene che questi animali non hanno ormai più alcun timore dell’uomo, forse bisogna pensare anche a qualche provvedimento più drastico. Che non piacerà a quegli animalisti che sono sempre pronti a tutelare qualsiasi forma vivente, ma che sarebbero una manna per gli agricoltori flagellati da questo fenomeno divenuto ormai endemico.