Ama, l'assemblea dice sì a Solidoro. Le sfide del neo-manager

Fortini ufficializza l'addio. Cambia governance con amministratore unico e dg

Alla fine il copione è stato rispettato alla lettera e in casa Ama è andato il scena l’atto finale della gestione targata Daniele Fortini. Il manager chiamato nel 2014 alla guida della municipalizzata, ha presentato ufficialmente al cda le proprie dimissioni, che sono state successivamente accolte e ratificate dalla successiva assemblea. Troppo alto il livello dello scontro con l’azionista Comune, in particolare con l’assessore all’Ambiente Paola Muraro, che più volte ha sparato ad alzo zero contro l’azienda e il suo management, chiedendo la testa di Fortini. Le dimissioni di Fortini in realtà erano sul tavolo da un pezzo, per la precisione dalla salita al Campidoglio di Virginia Raggi. Allora, si disse, fu un “atto dovuto”, come prevede la prassi dei manager pubblici quando cambia il colore dell’amministrazione controllante. Ma è bastato un mese a convincere Fortini che quelle dimissioni non potevano essere ritirate, anzi, andavano accettate il prima possibile, per il semplice motivo che il Comune non aveva più fiducia nella dirigenza Ama.

 

E così, al termine del cda e dell’assemblea, iniziata alle 15.45 e terminata alle 17.30, alla quale hanno partecipato l’assessore al Bilancio con delega alle partecipate Marcello Minenna e quello all’Ambiente, Muraro, è calato definitivamente il sipario sull’esperienza all’Ama del manager di Orbetello. Non che le cose potessero andare molto diversamente visto che il successore designato dal Movimento Cinque Stelle e fortemente sponsorizzato da Minenna, che lo ha definito “uomo di grande competenza”, ovvero il commercialista milanese Alessandro Solidoro, calsse 1961, in mattinata aveva superato (non senza ostacoli) il vaglio della commissione Ambiente del Campidoglio, ottenendo sette preferenze (tutte grilline) e quattro voti contrari (due del Pd, uno di Fdi e uno di Fi). Decione avallata successivamente dalla Giunta, riunitasi per l’ora di pranzo. “Sono onorato e soddisfatto di ricevere un incarico di tale rilievo. Allo stesso tempo sono consapevole della complessità del compito, che affronterò con un profilo tecnico e sulla base delle competenze acquisite nel corso delle mie esperienze. Obiettivi primari saranno garantire massima economicità all’azienda, dedicare costante attenzione al tema della legalità e tutelare con oculatezza le esigenze dei cittadini”,ha commentato a caldo Solidoro, subito dopo l’assise che lo ha eletto a nuovo numero uno di Ama.

 

Al di la dei buoni propositi però, il grande interrogativo di Ama è come riuscirà il nuovo manager a gestire l’emergenza e riportare l’azienda in piena sintonia con il Comune. Le incognite in questo senso non mancano. A cominciare dal contesto politico in cui si inserisce la nomina di Solidoro, il cui curriculum parla di una grande esperienza nella gestione delle crisi aziendali. Le opposizioni, Forza Italia in primis, non hanno infatti gradito la presentazione da parte del Cinque Stelle di un unico candidato in commissione, giudicando il tutto come un’imposizione. Senza considerare che gli stessi partiti di opposizione hanno interpretato la scelta dei grillini di affidare Ama a un esperto di crisi aziendali, come la volontà di “dismettere l’azienda”, senza considerare la “scarsa” dimestichezza coi rifiuti. A Solidoro, che sarà amministratore unico di Ama, affiancato da un dg sulla falsariga della struttura Atac,e che già domattina incontrerà i dirigenti Ama, dunque l’arduo compito di ripristinare la sintonia perduta con Palazzo Senatorio, che certo in queste settimane non ha mancato di accusare l’Ama di essere responsabile dell’emergenza, e aprire un canale di dialogo con le opposizioni.

 

L’altra incognita viene dal fronte giudiziario, con le inchieste aperte dai pm per fare luce su alcune zone d’ombra del ciclo dei rifiuti, in particolare quelle relative allo smaltimento degli scarti. I magistrati hanno già messo sotto inchiesta alcuni impianti tra cui quello di Rocca Cencia. Un eventuale sequestro avrebbe ripercussioni inevitabilmente negative sulla già precaria situazione rifiuti nella Capitale. Ai magistrati poi si è aggiunta anche l’Anac, che a poche ore dall’assemblea ha aperto una propria istruttoria su alcuni appalti sospetti gestiti da Ama. Contro il commercialista milanese gioca poi anche il fattore tempo. Il governo, per bocca del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, dalle colonne di Avvenire ha chiesto al sindaco Raggi di pulire la città in tempi brevi. Logico dunque che l’Ama dovrà fare uno sforzo straordinario per non creare nuove tensioni tra Campidoglio e Palazzo Chigi. E dovrà farlo con le infrastrutture esistenti, molte delle quali antiquate, come più volte denunciato da Fortini. E di sicuro, almeno per ora, senza il termovalorizzatore che il governo vorrebbe sponsorizzare ma contro il quale si è schierata apertamente la Raggi.   (Gianluca Zapponini)

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