Ama, Mosullo accusa: il Campidoglio voleva i conti in rosso

Per l'ex membro del cda rimosso dalla sindaca Raggi, "a fare pressioni era anche l'assessore al Bilancio Lemmetti"

La sede di Ama

“A un certo punto l’obiettivo di Roma Capitale è risultato chiaro. Volevano che chiudessimo in rosso il bilancio, fosse solo di un euro. Tutto il resto non contava”. A dirlo è Andrea Masullo, uno dei tre membri del cda dell’Ama rimossi dalla sindaca Virginia Raggi, in un’intervista al Messaggero in cui mostra apprezzamento per l’inchiesta: “Sono molto soddisfatto nel vedere che c’è un arbitro terzo che ora valuterà i comportamenti in questa vicenda. Siamo molto sereni, è importante che si faccia chiarezza”.

Mosullo già qualche giorno fa aveva accusato la sindaca “di spegnere il sogno di portare Roma fuori dall’emergenza rifiuti”.

Mosullo parla delle pressioni per cambiare il bilancio consuntivo del 2017. “Noi abbiamo ricevuto sempre messaggi dal direttore Franco Giampaoletti e dall’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, non è certo un segreto. E facevano sponda con la sindaca Virginia Raggi, alla fine era lei che firmava le richieste formali”, racconta.

“Se ingerenze sono state, comunque, sono state solo tentate, perché noi non abbiamo ceduto e, nel rispetto della legge, non abbiamo modificato il bilancio”.

Le richieste di cancellare il debito di 18 milioni di euro per i servizi cimiteriali “per molti mesi sono state solo verbali, a voce. Solo verso l’autunno mettono nero su bianco quella richiesta”, prosegue Mosullo, che osserva: “In undici mesi, su un bilancio di un miliardo, quanto tempo ci vorrebbe per risolvere il problema di 18 milioni di euro? In poche ore, se ci fosse stata la volontà di superare l’ostacolo e approvare il bilancio, si poteva risolvere tutto”.

Non è stato fatto “perché c’era la reiterata volontà di chiudere il bilancio in rosso. Semplicemente. Il bilancio non doveva essere chiuso con un utile, come invece era quello che avevamo approvato”. E “chiudere in rosso il bilancio – conclude – significa mettere l’Ama in condizione di non potere operare”.

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