Giovanna Vitale per La Repubblica Roma
Metà dei camion per lo svuotamento dei cassonetti ferma in deposito per guasto o manutenzione; più di un terzo dei furgoncini per il porta a porta fuori servizio per la medesima ragione. Numeri di una debacle che spiegano perché Roma è sempre più sporca, a macchia di leopardo ostaggio d’ogni sorta d’immondizia abbandonata per strada, banchetto preferito di topi e gabbiani. Colpa non soltanto degli impianti di trattamento ormai sovraccarichi, anche a causa del funzionamento a scartamento ridotto dei Tmb di Malagrotta, colpiti da una interdittiva antimafia e perciò commissariati dalla prefettura.
Ma di un ulteriore problema, che in queste settimane sta mettendo in crisi la raccolta dei rifiuti a Roma. Ovvero la “flotta veicoli” Ama. Mai da anni rinnovata, priva di manutenzione e ormai malmessa al punto che, secondo i dati forniti dalla Cgil, ogni giorno scendono in strada il 55% dei compattatori (rispetto ai 700 a disposizione) e il 65% degli autoveicoli per il ritiro a domicilio (su un parco di 1.900 unità ). Una dotazione del tutto insufficiente a tenere pulita la capita d’Italia. «Si tratta di un’emergenza organizzativa che finisce per aggravare il quadro già complicato relativo alla parte impiantistica legata al trattamento dei rifiuti», denuncia il segretario della Fp-Cgil Natale Di Cola.
«Nel dettaglio possiamo affermare che il tema dei fermi macchina per la raccolta comincia ad assumere dimensioni preoccupanti: oggi infatti la disponibilità dei mezzi Ama si attesta intorno al 60%, molto lontana dagli standard migliori del settore». Secondo il sindacato a soffrire di più sono i camion a caricamento laterale, quelli cioè deputati alla raccolta stradale, età media 8 anni, che nel 20% dei casi supera i 12. «Ciò a nostro avviso è imputabile sia alla carenza di pezzi di ricambio che non vengono opportunamente forniti presso i magazzini delle officine Ama», spiega Di Cola, «sia alla scarsa manutenzione dovuta all’assenza di pagamenti puntuali, che l’azienda già da tempo effettua a singhiozzo».
Ai quali per corollario si aggiunge «il blocco pressoché totale delle gare d’appalto, che hanno riflessi a 360 gradi sui servizi, sui mezzi e ovviamente sulla loro rimessa in funzione», insiste il rappresentante Cgil. Il risultato è che quasi un camion su 2 risulta fuori uso, uno su 3 se si considerano spazzatrici e veicoli a caricamento posteriore. «A risentirne è la qualità del servizio, in quanto i cumuli di rifiuti che quotidianamente si registrano intorno ai cassonetti sono imputabili, oltre che alla inciviltà di alcuni utenti, alla scarsità dei mezzi per lo svuotamento, che restano spesso fermi per settimane in attesa di essere riparati», accusa il sindacalista. E dunque altro che telecamere e multe, misure per il momento solo annunciate. La questione vera è che la cura grillina in Ama non ha prodotto alcun effetto.
«Nell’ultimo incontro con l’assessora Montanari abbiamo manifestato tutte le nostre preoccupazioni per la situazione in cui versa l’azienda», prosegue Di Cola. «Un’azienda ancora ferma, che nell’ultimo anno ha vissuto continui cambi di management e non ha a tutt’oggi un piano industriale». Perciò «se non si procede subito con una chiara inversione di tendenza, raggiungere tutti gli obiettivi che la giunta ha appena varato diventerà un miraggio». Perché «la situazione degli impianti e dei mezzi è al collasso. Le lavoratrici e i lavoratori operano in condizioni disastrose», conclude il cigiellino. «E senza interventi strutturali, l’emergenza rifiuti a Roma diventerà la regola, non più un’eccezione da contrastare con misure tampone».