Tra qualche giorno VIrginia Raggi, M5S, si insedierà in Campidoglio dopo il travolgente successo conseguito nel voto di ballottaggio per il sindaco di Roma ai danni di Roberto Giachetti, Pd. Sarà la prima donna a rivestire nella Capitale la carica di primo cittadino e dovrà affrontare problemi difficili soprattutto in tema di traffico, ambiente, bilancio, municipalizzate. Un’impresa da far tremare i polsi a chiunque e soprattutto ad un movimento che, fino ad oggi, ha più rappresentato la protesta che il saper governare una città.
Comunque, mentre i cinquestellati, alla luce dei risultati di Roma, Torino, Carbonia ed altri centri minori, si palesano come una forza politica in ascesa e di non risentire del passo indietro di Beppe Grillo e della scomparsa di Gianroberto Casaleggio, il Pd esce frastornato dai ballottaggi di domenica e Matteo Renzi, per la prima volta, avverte forti segnali di pericolo per il suo governo. Infatti, anche se da tempo il presidente del Consiglio e segretario del Pd, afferma che il voto per le amministrative non ha alcun significato politico, sa benissimo che non è così, soprattutto quando si vota in città importanti come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste ed altre.
Il Pd, infatti, ha dovuto combattere, in particolare nei ballottaggi, una battaglia politica di uno contro tutti, quasi una prova di quello che potrebbe accadere a ottobre, quando gli italiani saranno chiamati a dire sì o no alle riforme costituzionali alle quali Renzi ha legato strettamente le sorti del suo governo. Questa battaglia è stata persa, anche se il presidente del Consiglio può affermare che a Milano il suo candidato Beppe Sala ha vinto, sia pure di misura, battendo il rivale del centrodestra Stefano Parisi. Per molti suoi oppositori, anche interni al partito, si tratta di una vittoria di Pirro che non basta a bilanciare l’inattesa perdita di Torino, dove pure il sindaco uscente Piero Fassino aveva bene amministrato la città sabauda. Quanto a Roma, data per persa sin dalla defenestrazione di Ignazio Marino, nessuno si aspettava però una debacle così clamorosa ( la Raggi ha doppiato Giachetti nei voti mentre nei 14 municipi chiamati alle urne si è passati dal “cappotto” del 2013 alla conquista dei soli I e II con Sabrina Alfonsi e Francesca del Bello)-
Alla luce di questi risultati, la direzione del Pd convocata per venerdì 24 c.m. non si annuncia per nulla tranquilla. Le opposizioni interne ne approfitteranno sicuramente per mettere sotto accusa Renzi, “un uomo solo al comando”, e per chiedere un riassetto del partito e una revisione della legge elettorale. L'”Italicum”, infatti, potrebbe dare la possibilità ai “cinquestelle” di puntare, dopo il Campidoglio, anche Palazzo Chigi.
In conclusione, Raggi a Roma mette in penombra Renzi.
Giuseppe Leone