Quinto indagato nell’indagine svolta dai carabinieri per la morte di Serena Mollicone. È un altro carabiniere in servizio presso la caserma di Arce nel giugno del 2001 quando venne uccisa la studentessa 18enne.
Il militare, oggi in servizio in una compagnia carabinieri a nord di Roma, era già finito nel registro degli indagati, qualche anno fa, sempre per l’omicidio della 18enne ma poi la sua posizione venne archiviata. Oggi risultano indagati il maresciallo all’epoca comandante della stazione, il figlio e la moglie. La settimana scorsa è stato indagato anche un carabiniere in servizio a Cassino ed oggi il quinto indagato.
Per gli inquirenti, la diciottenne sarebbe stata aggredita in un appartamento in disuso della caserma, le sarebbe stata fatta sbattere con violenza la testa contro la porta e, credendola morta, venne portata nel boschetto dell’Anitrella, dove sarebbe stata finita.
Serena Mollicone uscì di casa, ad Arce, piccolo centro della provincia di Frosinone, il 1 giugno 2001, per recarsi all’ospedale di Isola Liri, un paese vicino. Nel primo pomeriggio, rientrata ad Arce, di lei si persero le tracce e il suo corpo venne trovato due giorni dopo da alcuni volontari della Protezione civile, in un boschetto di Anitrella, frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, con un sacchetto di plastica sulla testa e mani e piedi legati. Venne inizialmente indagato un carrozziere di Rocca d’Arce, con cui la diciottenne si sospettò avesse un appuntamento, ma l’uomo venne prosciolto in via definitiva. Nel 2008 si verificò un altro episodio misterioso, che molto ha alla fine contribuito alla riapertura del caso: il suicidio del carabiniere Santino Tuzzi. Quest’ultimo era in caserma il giorno della scomparsa della 18enne e, dopo essere stato ascoltato dagli investigatori, il suo gesto venne collegato all’omicidio della ragazza più che a un momento di depressione. Ora le nuove indagini portare avanti dai carabinieri di Frosinone, impegnati a far luce sui troppi anni di buio profondo in cui avrebbero precipitato il caso i loro colleghi di Arce, militari impegnati dunque con determinazione a risolvere quello che in gergo viene chiamato un cold case e a fare pulizia all’interno.