Atac, i crediti non riscossi ammontano a 1,2 miliardi

Oltre alla Regione devono soldi all'azienda Fisco e previdenza. E il Comune

Atac ha tante falle nel suo bilancio, che negli anni hanno dissanguato l’azienda. Ma anche tanti crediti non riscossi che nel tempo hanno impedito alla municipalizzata dei trasporti di fare qualche investimento mirato, per esempio, sul parco mezzi o sulle infrastrutture di superficie. in queste ore l’assessore alla Mobilità Linda Meleo ha di nuovo puntato il dito contro la Regione, rea di dovere all’azienda oltre mezzo miliardo di euro, 553 milioni per la precisione. Erano 517 solo alla fine del 2014. Soldi accumulati in anni di mancata riscossione e di contenziosi tra la Pisana, che ha definito “inesigibili” i crediti, e la municipalizzata romana. Eppure, quella dell’ente guidato da Nicola Zingaretti non è l’unica porta cui bussare per riavere indietro i soldi. Leggendo tra le pieghe del bilancio Atac, infatti, emergono tutta una serie di esposizioni creditorie che fanno lievitare il conto finale a oltre 1,2 miliardi di euro. Per fronteggiare l’enorme mole di crediti l’azienda si è comunque dotata di un apposito fondo di svalutazione da 700 milioni, per compensare i crediti difficilmente recuperabili. 

 

Verso il proprio azionista, il Comune, per esempio, Atac vanta un credito di 380 milioni di euro, mentre alla voce crediti verso clienti, che include la vendita di biglietti e il noleggio dei mezzi, il credito ammonta a 142 milioni di euro. Non finisce qui. Atac infatti vanta crediti importanti verso il Fisco per 43 milioni (13 milioni solo da Equitalia), verso lo Stato 28 milioni e verso gli Istituti di previdenza (Inail su tutti) (3 milioni di euro). Addirittura, dal bilancio emergono crediti verso il personale per 900 mila euro. Se la riscossione avesse funzionato, Atac, ancora in attesa del dg ma fonti vicine all’azienda parlano di “tempi ancora lunghi”, avrebbe potuto investire per esempio sul rinnovamento dei mezzi, visto che dai documenti dell’azienda emerge un ultimo dato significativo. Il valore nominale del parco mezzi, quello originario per intendersi, si aggira sugli 1,2 miliardi di euro. Oggi invece ne vale “solo” 625 milioni. La metà. (Gianluca Zapponini)

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