ATAC, la verità di Broggi: i disagi? Responsabilità politica

Conferenza stampa di ad. e CDA dimissionario su conti e prospettive di ATAC

Una conferenza stampa per raccontare le verità dei vertici aziendali su ATAC.

Il presidente Grappelli, l’ad. Broggi e il CDA (dimissionario) al completo questa mattina hanno incontrato i giornalisti per chiarire “le falsità e le voci incontrollate” circolate in questi mesi su ATAC. I volti sono cupi, l’evento organizzato dall’azienda per pubblicizzare i numeri del risanamento aziendale è coinciso con un guasto sulla Metro B che – nell’ora di punta mattutina – ha bloccato il servizio per ore. “Queste mattina ATAC è parte lesa per un infiltrazione acquifera di cui non siamo responsabili – ha tuonato l’ad – ho dato mandato all’ufficio legale di valutare eventuali azioni”. Un fiume in piena Danilo Broggi, l’esposizione dei numeri che dipingono un’azienda risanata rispetto al passato ha lasciato spazio a momenti di sconforto per una battaglia contabile vinta in una guerra – quella del trasporto pubblico romano – che sul campo ha lasciato solo macerie, veleni, inefficienze. “Nel 2013 abbiamo trovato una situazione in cui non si riusciva neppure a pagare la benzina – ha affermato Broggi – il nostro mandato è nato essenzialmente per risanare i conti”. 365milioni di debiti con le banche, crediti non riscossi nei confronti di Roma Capitale – accumulati dal 1996 – e verso la Regione Lazio, con oltre 600milioni non versati all’azienda per gli oneri del contratto nazionale. Cifre inquietanti che dipingono una realtà sull’orlo del fallimento. “Mi si chiede spesso perché non abbia fatto fallire ATAC – ha ammesso il dirigente – e alle 13mila famiglie di dipendenti chi ci pensa? I debiti che abbiamo con i fornitori chi li pagherà?”.

Nella sede di Via Prenestina scorrono le slide che raccontano una situazione in cui l’11% degli amministrativi è stato rimosso a vantaggio di un +4% di personale ‘operativo’, con la produttività – anche grazie ad accordi sindacali – aumentata del 30%. Un quadro caratterizzato da un’implementazione di bandi pubblici, da un inasprimento della macchina sanzionatoria (nei primi mesi del 2015 +38% di multe rispetto al 2014) e dalla rimozione di ventisette dirigenti per un risparmio sul personale dirigenziale di oltre il 30%.

Una situazione virtuosa che vede il 2014 come l’annata migliore delle ultime cinque, ma che è appannata dallo stato generale di un servizio pubblico funestato da guasti, infrastrutture inadeguate, boicottaggi e scioperi in bianco. “Sparare sulla Croce Rossa oramai equivale a dire sparare su ATAC – ha concluso, sconsolato, l’ad. dimissionario – la politica si sieda attorno a un tavolo e decida cosa fare dei trasporti pubblici di Roma” (gds)

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