Il Consiglio d’Amministrazione di Atac ha detto ‘sì’ al concordato preventivo come “migliore soluzione alla crisi della società”. Soddisfazione espressa anche dal plenipotenziario Paolo Simioni, che ha definito il via libera come un passo concreto verso il risanamento di Atac. Ora la palla dovrebbe passare alla Giunta capitolina e poi all’Aula Giulio Cesare.
Se Nanni Moretti diceva che le parole sono importanti, anche le tempistiche hanno la loro rilevanza. Anche se si tratta di semplici coincidenze.
Nei 31 giorni che hanno anticipato la decisione del Cda, Atac ha realizzato un altro record negativo. La municipalizzata dei trasporti romani ha alzato nuovamente l’asticella su quella che, da inizio anno, sembra essere una moria inarrestabile: la soppressione delle linee per assenza di vetture disponibili. Ad agosto 2017 sono state soppresse interamente 135 linee (linee, non bus) per i guasti ai bus. Come ha appuntato correttamente Romanderground, si tratta di un 30% in più rispetto all’agosto dello scorso anno, dove le soppressioni sono state 104. Un trend preoccupante che da marzo ha visto lievitare le indisponibilità in modo esponenziale: le 31 di aprile a maggio sono diventate 61, per poi arrivare alle 98 di giugno e alle 128 di luglio.
L’azienda ha annunciato che da settembre si tornerà a pieno servizio con un parco vetture che potrebbe contare – secondo Atac – su 1350 mezzi. Ma quando si parla di trasporto romano le promesse rischiano di tramutarsi in illusioni, anche se con il carico di passeggeri di settembre sarebbe impensabile replicare un numero di soppressioni come quelle viste ad agosto. Ma le questioni della strada non possono rimanere separate da quelle aziendali, con uno dei grandi fornitori di carburante di Atac che ieri ha presentato un’istanza di fallimento che in 30 giorni potrebbe dare il KO all’azienda. Il Cda di Atac ha dato il via libera al concordato ma la tenuta ‘della strada’ sembra essere ancora un’incognita. Forse abbiamo il concordato, sì, ma non abbiamo i bus.