Ancora una rissa, questa volta in un autogrill. A pochi giorni dai fatti di San Siro, ancora violenza, ancora scontri, ancora feriti (lievi per fortuna). La spirale è inarrestabile, e sono anni ormai che le aree di servizio delle autostrade sono una palestra per questi delinquenti che si incontrano, ognuno diretto alla ‘sua’ trasferta, e ne approfittano per sfidarsi e darsele di santa ragione. La situazione – occorre dirlo francamente – è oltre il livello di tolleranza. La subcultura degli ‘ultras’ composta di razzismo, fascismo, rifiuto di regole, oltraggio per le forze dell’ordine, spaccio di droga, sopraffazione anche all’interno degli stessi gruppi, il tutto sublimato nello scontro fisico morbosamente cercato, deve essere dichiarata estranea a una società che vuole mantenere un minimo di decenza civile.
Perchè i morti ci scappano, e negli ultimi anni ne abbiamo contati fin troppi.
Questo non è calcio, non è sport, non è niente. Cosa si apetta almeno a dare un segnale, sospendendo il campionato? Certamente non serve da deterrente contro i violenti, ma serve almeno per riflettere, per fare in modo che la parte sana – assolutamente prevalente – del tifo possa almeno subissare di fischi quegli imbecilli che ancora fanno i ‘buu’ razzisti ai giocatori di colore.
Ma Salvini non vuole: avrà le sue ragioni. Forse avrà chiesto consiglio agli ultrà del Milan, di cui è stato di recente ospite a cena. Che il ministro dell’Interno, il garante dell’ordine del Paese, della sicurezza dei cittadini e delle famiglie, possa esser stato alla festa degli ultrà (milanisti), è qualcosa che sfugge alla comprensione. Gli ultrà sono quelli che ogni settimana, nella migliore delle ipotesi, oltraggiano e dileggiano le forze dell’ordine, proprio quelle di cui Salvini ha la responsabilità politica. C’è un coro, intonato ogni settimana, in ogni curva, che fa: “la disoccupazione – ti ha dato un bel mestiere – mestiere di merda – carabiniere”. E Salvini ha cenato proprio con loro, salvo poi twittare chiedendo la galera per i violenti. E ci mancherebbe solo il contrario.
C’è bisogno di un intervento forte, che chiarisca che i cittadini che amano il calcio, che, nonostante tutto, rimane un gran bel divertimento, ne hanno le tasche piene. Fermiamo i violenti. Vietiamo le trasferte almeno fino alla fine del campionato. Allo stadio ci andrà chi vuole godersi la partita e i violenti non avranno nemici cui misurarsi (tranne, ovviamente, le Forze dell’ordine).