Brunetto Tini rinuncia alla Presidenza del Tecnopolo. L’era Tagliavanti è ormai una corsa a ostacoli. Intanto a febbraio il Tar si pronuncerà sui ricorsi di Unindustria contro l’elezione del successore di Cremonesi.
Sono tempi duri per la Camera di commercio di Roma, da quattro mesi sotto la guida di Lorenzo Tagliavanti, salito in sella dopo i cinque anni alla presidenza di Giancarlo Cremonesi. Per tanti motivi. A cominciare dal blitz del governo nell’universo camerale. Lo scorso agosto è entrata in vigore la legge che delega l’esecutivo a riformare il sistema delle camere di commercio con un drastico accorpamento degli enti, che passeranno da 105 a 60. E poi i tagli, con la riduzione progressiva dei fondi che le imprese iscritte sono tenute a versare alle camere ogni anno e che da qui al 2017 verranno ridotti dal 35 al 50%, fino a essere praticamente dimezzati. L’ente di Piazza di Pietra scamperà all’accorpamento, previsto per le camere con meno di 75 mila imprese iscritte, ma non si salverà dai tagli. C’è poi un’ultima questione, più politica certo, ma non per questo meno delicata delle prime. Ovvero, la guerra sotterranea che Unindustria, spalleggiata da Confcommercio, sta combattendo contro la giunta Tagliavanti, sostenuta da Cna e Confesercenti. Uno scontro tra imprese in nome di un’elezione, quella di Tagliavanti, che le prime due associazioni non hanno digerito, giudicandola a più riprese illegittima. Il Ghirlandaio ha voluto effettuare un piccolo viaggio dentro la Camera di commercio per capire meglio gli effetti collaterali presenti e futuri, di tale guerra intestina, ascoltando un’autorevole fonte molto vicina all’ente di Piazza di Pietra. Scoprendo così che la Camera di commercio rischia seriamente di rimanere imbrigliata sia dalle questioni più economiche, ancora irrisolte nonostante i tagli ormai alle porte, sia dall’Aventino di Unindustria.
Procedendo con ordine, “la spaccatura con Unindustria non giova di certo, pesa sull’attività dell’ente e getta incertezza sul futuro. Ma oggi c’è un problema ancora più urgente. Il taglio dei finanziamenti e alcuni dossier rimasti aperti. Anche per questo abbiamo dovuto chiudere molti distaccamenti camerali, come quelli di Velletri e Guidonia”, spiega la fonte. Che passa in rassegna tutti i dolori della Camera. Il fronte più caldo sono le partecipate, molte delle quali non chiudono un bilancio in attivo da anni. Come Investimenti spa, controllante Fiera di Roma che a settembre ha avuto l’occasione di risollevarsi con l’entrata in scena della belga Photonike, pronta a sborsare 250 milioni per rilevare il polo fieristico di Roma, accollandosi pure i debiti. Peccato però, raccontano ambienti vicini all’ente, che l’affare si sia insabbiato e l’offerta respinta, facendo finire il tutti in un vicolo cieco. Intanto, il cda di Investimenti ha trovato il tempo di rinnovarsi, con Tagliavanti che ha lasciato la carica di presidente per far posto a Luca Voglino, ex presidente del collegio dei revisori. Nomina prontamente contestata da Unindustria e Confcommercio, che non hanno visto dietro passaggio di testimone la giusta discontinuità con la gestione precedente. Altra spina nel fianco di Piazza di Pietra, la mancata valorizzazione dell’ex area Fiera sulla Cristoforo Colombo, utile a ripianare buona parte degli oltre 220 milioni di debiti. “Tutte questioni che zavorrano l’attività della Camera”, chiosano da dentro l’ente. Sì, c’è stato il milione di euro stanziato per il Giubileo “ma l’ottimismo è davvero poco, non sappiamo cosa succederà il prossimo anno se la situazione non si sblocca. Tra fondi ridotti e la guerra in giunta”.
Ma le grane per Tagliavanti non finiscono qui. L’ultima, che il Ghirlandaio è in grado di anticipare, riguarda proprio lo scontro in atto al vertice dell’ente e interessa stavolta il Tecnopolo Tiburtino. Lo scorso 23 novembre l’assemblea dei soci ha rinnovato il board, nominando tra gli altri Brunetto Tini alla presidenza e Angelo Mariani come consigliere. Se non fosse che i due avrebbero deciso di rinunciare all’incarico in quanto sia Tini, già a capo degli industriali di Roma, sia Mariani sono espressione di Unindustria, il che avrebbe voluto dire scintille assicurate col resto del cda. Di qui la decisione di fare un passo indietro, in un clima di veleni destinato a surriscaldarsi ancora. E adesso che succederà? Alla Camera di commercio sono preoccupati, anche perché a febbraio il Tar del Lazio di pronuncerà sui ricorsi presentati da Unindustria contro la nomina di Tagliavanti. “Non tira una bella aria. L’ottimismo non si respira. Non sappiamo quanto i ricorsi incideranno sul futuro, di sicuro questa situazione non ci giova”. Per la Camera di commercio il 2016 parte già in salita.
Gianluca Zapponini