Domani, venerdi’ 23 marzo, inizia ufficialmente la XVIII Legislatura con l’insediamento delle nuove Camere scaturite dal voto del 4 marzo. Primo adempimento di Camera e Senato sara’ quello dell’elezione dei rispettivi presidenti. Fino a ieri sembrava un vero e proprio terno al lotto, invece, alla luce dell’accordo raggiunto nel corso del vertice del centrodestra di ieri, i giochi sembrano fatti e sembrano esclusi tempi lunghi soprattutto per l’elezione del presidente dell’assemblea di Montecitorio.
Dunque, in base all’intesa raggiunta da Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a Palazzo Graziosi, ad un rappresentante del centrodestra – e specificatamente ad un senatore di Fi (Paolo Romani?) – andra’ la presidenza di Palazzo Madama, mentre quella di Montecitorio e’ destinata al M5S (Roberto Fico?). In questo modo si garantirebbero i ruoli del centrodestra (come coalizione prima forza in Parlamento) e del Movimento pentastellato (primo partito scaturito dalle urne).
I due probabili presidenti, oltre che venire incontro alle richieste del centrodestra e dei grillini, dovrebbe soddisfare anche il Pd che si e’ tirato fuori dalla corsa per le presidenze ma ha chiesto che queste andassero a figure di garanzia istituzionale (Paolo Romani e’ il capogruppo uscente di Fi, mentre Roberto Fico e’ stato presidente della Commissione di Vigilanza Rai).
L’intesa prevede anche la suddivisione delle vicepresidenze: le quattro del Senato andranno a M5S, Lega, Fratelli d’Italia e Pd; le quattro della Camera a Lega, Fi, FdI e Pd.
Se l’accordo raggiunto reggera’ la prova dell’aula – le votazioni avvengono a scrutinio segreto e la storia parlamentare e’ piena di agguati e di sovvertimento delle intese raggiunte – dovremmo avere in tempi rapidi i due presidenti e, quindi, un’accelerazione per le consultazioni che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, avviera’ al Quirinale una volta costituiti i gruppi parlamentari ed eletti i rispettivi capigruppo.
Ciò non significa, pero’, che avremo presto un nuovo governo. Sia Luigi Di Maio, in qualita’ di candidato premier del primo partito italiano (come detto il M5S), sia Matteo Salvini (come leader del centrodestra) pensano che il presidente della Repubblica debba affidare alla propria persona l’incarico di formare l’esecutivo. Difficile che cio’ avvenga in prima battuta, a meno che l’accordo sulle presidenze si allarghi a Palazzo Chigi. Al momento, cio’ non sembra possibile. Quindi avremo molto probabilmente un incarico esplorativo per assodare se nel nuovo Parlamento esista o meno una maggioranza e – in particolare – se questa eventuale maggioranza sara’ in grado di rispettare gli accordi europei.
Comunque, aspettiamoci sorprese. I protagonisti di questa nuova avventura parlamentare, gia’ dalle prime mosse, hanno dimostrato che cio’ che sembrava impossibile diventa possibile.