Caso GUSTO, l’ASL: ecco come scopriamo i locali sporchi

Il racconto a Radiocolonna di una dirigente dell’ASL Roma 1: evitare allarmismi

Una presenza silenziosa sul territorio che garantisce la pulizia nei ristoranti di Roma con operazioni di controllo e prevenzione. E’ stato definito in questi termini il lavoro svolto dall’ASL da parte della dott.ssa Rosaria Marino, responsabile del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’ASL Roma 1. Un lavoro tornato alla ribalta della cronaca dopo la chiusura del famoso ristorante GUSTO successiva al controllo congiunto di ASL e NAS. “Il nostro lavoro è piuttosto delicato e non bisogna creare allarmismi – ha dichiarato a RC la dottoressa – è opportuno distinguere le infrazioni che possono mettere a repentaglio la salute dei clienti con altre che riguardano la mancata tinteggiatura di un muro”. Il controllo dell’azienda sanitaria locale può avvenire su due piani differenti. Il primo in base alla programmazione del rischio, sulla tipologia di alimenti trattati dal locale che possono richiedere controlli più o meno approfonditi. Il secondo piano riguarda i controlli che fanno seguito a esposti, a denunce, a sollecitazioni delle forze dell’ordine e a eventi speciali come il Giubileo della Misericordia.

 

“A GUSTO abbiamo riscontrato deficit strutturali con una prescrizione di 70 giorni per rimettersi in regola e le blatte che hanno reso necessaria la chiusura” ha confidato Rosaria Marino.

Sul fronte operativo il SIAN (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) spesso collabora con i carabinieri del NAS “che essendo militari hanno un azione più repressiva, l’ASL è composta da medici e igienisti e il lavoro è più preventivo”. Una partnership definita dalla Marino “efficace” che s’inserisce nel solco della collaborazione virtuosa con le altre realtà locali come il Corpo dei Vigili Urbani.

 

Una piccola rivoluzione copernicana nella gestione di locali adibiti alla ristorazione o alla somministrazione di cibi e bevande è avvenuta con la ricezione della nuova normativa europea. Una legislazione che dà la responsabilità del controllo all’esercente che poi deve dimostrare al controllore (l’ASL) la corretta applicazione delle norme di autoregolamentazione. “Ho notato che sull’applicazione del manuale HACCP ancora non c’è una grande sensibilità tra i commercianti – ha concluso la dottoressa – le associazioni di categorie stanno facendo un buon lavoro ma è un’operazione che richiede tempo” (Giacomo Di Stefano)

 

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