Dopo aver sbandierato la sanatoria del denaro custodito nelle cassette di sicurezza, il governo ha fatto marcia indietro, riproponendo soltanto la riapertura dei termini, fino al 31 luglio, dell’operazione di regolarizzazione dei capitali detenuti illecitamente all’estero o in Italia.
Ma il risparmiatore, che dovrà anch’esso votare la riforma della costituzione, non si sente meglio, anzi si è convinto una volta di più dell’inefficienza del governo nella gestione della cosa pubblica, nella quale DEVE rientrare anche il RISPARMIO PRIVATO, che DOVREBBE essere tutelato e NON DISINCENTIVATO con improvvisate trovate fiscali punitive.
Quando succede così, e lo sosteneva anche un grande economista, nonché primo Presidente della Repubblica, come Luigi Einaudi, l’evasione fiscale è considerata persino giusta. E in un certo senso lo dimostra l’entità del fenomeno nel nostro Paese che ha raggiunto i 200 miliardi l’anno.
Se l’iniziativa di tassare tanto o poco , per ‘’risanarlo’’ fiscalmente, qualsiasi quantitativo di denaro proveniente da una cassetta bancaria o da sotto il materasso, sia pure con una provenienza tracciata, è rientrata. Nel risparmiatore è rimasta la grande amarezza di uno Stato quanto mai interessato a drenare liquidità dai cittadini, sia pure calpestando le più elementari libertà, come quella di mettere (e spendere) il denaro dove/come si vuole, soprattutto in un periodo che i tassi interesse negativi disincentivano dal mantenerlo sul conto corrente bancario.
E’ vero che ci sono grandissimi evasori che ricavano denaro da attività criminali e sono interessati a nasconderlo o riciclarlo in investimenti apparentemente regolari, ma non è giusto che per combatterli si adottino provvedimenti che mettono sullo stesso piano delinquenti e semplici cittadini.
Denaro e fiducia viaggiano sullo stesso piano. E se al cittadino, a furia di schiaffi al suo risparmio, sia da parte del governo che delle banche, viene meno la voglia di mettere liberamente da parte delle quantità di denaro, l’effetto non è solo la perdita di credibilità del nostro sistema economico, ma soprattutto la mancanza di risorse per gli investimenti privati. (mario grechi)