Corriere della Sera sul bando della Befana: a favore solite lobby

Confezionato dal I municipio su misura dei Tredicine

 “Un bando lacunoso, contraddittorio ed enigmatico per l’assenza di parametri, punteggi, regole certe. Un documento che «distorce» clamorosamente le norme della concorrenza a vantaggio di una lobby.Il parere dell’Autorità anticorruzione sul bando per la Befana confezionato dal I municipio su misura dei Tredicine è riassunto in tre paginette. Sette rilievi schiaccianti che hanno portato il commissario Francesco Paolo Tronca a convocare la presidente del centro storico Sabrina Alfonsi perché annullasse la gara”. Lo scrive Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera

“I rilievi – che più avanti riportiamo sinteticamente – sono stati trasmessi anche alla Procura della Repubblica, dove, a questo punto, sarà il pm Alberto Pioletti, titolare dell’inchiesta a decidere se quel bando fosse il prodotto di uffici incompetenti o l’esito di intese prestabilite.La prima osservazione riguarda il criterio dell’anzianità, assai valorizzato in questo caso. Ricorda l’Authority che l’Unione Europea accorda privilegi non all’anzianità tout court ma, rispetto all’esigenza dell’artigiano di rientrare con le spese, fissa a 12 anni il periodo di ammortamento – si legge nell’articolo – Quindi la durata della prima concessione può anche arrivare a 12 anni, ma non deve andare oltre. Il I municipio non specifica nulla. Qual è l’ammortamento dei costi per un fabbricante di mele caramellate? Uguale a quelli del giostraio? Fornisce solo un’indicazione generica che valorizza oltre il consentito l’anzianità del titolare. L’Anticorruzione definisce il bando «distorsivo della concorrenza». Il secondo rilievo riguarda i punteggi. Il municipio «prevede l’assegnazione di un punteggio massimo complessivo di 50 punti ma le voci di dettaglio assommano a 40 punti determinando un’incongruenza». Se scrivi che si vince con 50 punti e poi distribuisci fiches che arrivano a 40 punti massimo smentisci te stesso, sottolinea l’Anac. C’è altro scrive l’Authority, dopo aver sfogliato nomi, documenti allegati e graduatorie. Non solo quelle graduatorie sono opache «non si dà evidenza delle operazioni compiute per l’attribuzione dei punteggi per le graduatorie finali». Ma chi ha vinto spesso non allegava neppure l‘offerta vera e propria. Cosa vendeva, con quali caratteristiche eccetera. Il municipio, scrive Anac, «ha inserito in graduatoria, anche in posizione apicale, offerte in relazione alle quali si è accertato a verbale l’insufficienza o l’assenza della documentazione necessaria a valutare la qualità della merce offerta». Una domanda del genere, «irricevibile», ha raggiunto spesso perfino la vetta della graduatoria «anche in assenza di eventuali espresse richieste di integrazione». Il passaggio è importante. Perché dagli uffici di via Petroselli, qualcuno si era accorto che fra le offerte c’era anche qualcuno che si era presentato praticamente solo per nome e cognome, trascurando il resto. E che, a quel punto, un funzionario del municipio avesse contattato quella persona per chiedergli la documentazione mancante ma inutilmente. Ed era accaduto, scopre Anac, che malgrado tutto questo quella persona si era aggiudicata la concessione. Emergency e altre associazioni del volontariato al posto dei torroni si è polemizzato poi. C’era il tempo di fare qualcosa di meglio? Alcune associazioni dei residenti ritengono che qualcosa di meglio fosse già stato fatto. Da chi? Dallo stesso I municipio che nel 2013 aveva liquidato il «protocollo d’intesa sulla tutela, la disciplina e il decoro della festa della Befana». Protocollo tombale per le lobby perché non solo i concessionari si impegnavano a tutelare il decoro ma soprattutto a rinunciare «alle azioni giudiziarie intraprese nei confronti dell’amministrazione capitolina». Il bando successivo, secondo le regole del protocollo, avrebbe dovuto avvenire nel 2014. Fu fatto. Andò deserto. La lobby decise di pazientare nell’attesa di uno migliore”.

C.T. (Fonte Omniroma)

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