Se per conoscere l’esito delle amministrative romane servirebbe un bravo veggente, per individuare le priorità della giunta che verrà, bastano un paio di occhi, nemmeno troppo attenti. In questi giorni a cavallo del 2 giugno, dalla periferia al centro, passando per le zone più residenziali, è tutto un pullulare di cassonetti stracolmi di immondizia, o cestini sovrastatati da piramidi di rifiuti pericolosamente in bilico. Dunque, chiunque sia il prossimo inquilino del Campidoglio, dovrà mettere in cima alla lista degli innumerevoli problemi della Capitale, la gestione dei rifiuti. Ma soprattutto trovare il modo di rendere finalmente efficiente la municipalizzata addetta alla raccolta e allo smaltimento della spazzatura, l’Ama.
L’azienda guidata da Daniele Fortini è infatti al centro di mille polemiche e il motivo è presto detto. Domenica si è registrato un primo rallentamento della raccolta. Non una gran novità se non fosse che oggi l’Ama si è fermata in occasione dello sciopero nazionale di tutti i lavoratori del settore dell’igiene ambientale. Tutto qui? No. Perchè quando la situazione si avvierà alla normalizzazione, tra martedì e mercoledì, ecco arrivare il festivo del 2 giugno. Risultato, gran parte degli impianti sparsi nel Lazio e nel nord Italia si fermeranno di nuovo, con Roma che tornerà a vacillare. E così, con ogni probabilità, domenica si andrà a votare tra un cassonetto stracolmo e l’altro, portandosi dentro la cabina elettorale la speranza che il sindaco uscente dalle urne possa evitare una volta per tutte il ripetersi dei disagi. Senza contare un altro fatto, il cui sapore sembra essere quello della beffa: domenica circa un migliaio di netturbini Ama sarà impegnato nei seggi come scrutatore o rappresentante di lista.
L’obiettivo dunque di ricostruire la credibilità di un servizio ma anche di ridare la sensazione ai romani di una cittàpulita non sarà certo facile per il nuovo sindaco. Visto che, poi, ci sono almeno un paio di fattori che ne complicano uleriormente la missione. Uno riguarda l’umore dei cittadini, l’altro le loro tasche. Non sarà infatti facile convincere della bontà delle proprie idee una città dove nove romani su dieci sostengono che la Capitale assomiglia troppo spesso ad una discarica a cielo aperto. Lo sostiene un recente studio di Confartigianato, che rilancia la ricetta dei tagli per le partecipate che non raggiungono gli obiettivi prefissati.
Per non parlare dei costi gravanti su ogni famiglia. A Roma la raccolta costa in termini di tasse circa 250 euro per ogni nucleo, il 50% in più rispetto al resto d’Italia. Colpa delle tariffe lievitate a livello nazionale del 22% negli ultimi cinque anni, rendendo così il conto-rifiuti nella Capitale particolarmente salato. Insomma, a Roma l’insoddisfazione è insomma direttamente proporzionale all’aumento dei costi per la raccolta e per invertire questa tendenza occorreranno mesi.
Ma le responsabilità non sono tutte di Ama. Anni di amministrazioni titubanti hanno infatti lasciato la municipalizzata senza la giusta infrastruttura per fronteggiare la mole di rifiuti prodotta ogni giorno dalla Capitale. Ad oggi infatti Ama può contare su un unico impianto di smaltimento, quello di Maccarese. Il resto viene spedito in altre regioni, con enormi aggravi per le finanze capitoline. Il management di Ama dovrà in questo senso sedersi a un tavolo con il neosindaco e studiare una soluzione.
Radiocolonna ha chiesto direttamente al numero uno di Ama quali siano i piani dell’azienda per uscire dall’impasse di questi giorni, ma anche le azioni future per riportare una volta per tutte il servizio di raccolta e smaltimento a livello soddisfacente. Lo stesso Fortini che ieri ha invitato i romani a tenere la spazzatura in casa in attesa di una normalizzazione della situazione. “Certamente non può essere solo colpa di Ama. Vorrei ricordare che abbiamo ereditato un sistema di infrastrutture arcaico, fragile e precario. Basta che si ferma un impianto e il ciclo va in crisi”, spiega Fortini. “Per il momento stiamo puntando insieme al commissario Tronca a portare a 46 le isole ecologiche a Roma, questo darà certamente un aiuto”, aggiunge il manager.
Che in merito al futuro dell’azienda vede come necessaria l’apertura di una discussione con l’amministrazione capitolina, per rivedere le modalità dei riposi settimanali. “Domenica si è lavorato meno perché il contratto nazionale prevede che la domenica sia riposo settimanale. Ma il problema è che la domenica a Roma si producono uguali e forse maggiori quantità di rifiuti, perché ci sono i turisti, i pranzi. E allora noi chiediamo che la domenica si possa lavorare come negli altri giorni, certamente dietro il pagamento di uno straordinario, portando le ore settimanali da 36 a 38”. Di qui la necessità di giungere ad un accordo economico con l’azionista Comune, che dovrà valutare il pagamento degli extra. Quanto alla settimana in corso, in Ama assicurano il proseguo delle trattative serrate coi sindacati, per scongiurare ulteriori disagi. Sarà, ma una cosa è certa. La scrivania del futuro sindaco è già ricca di dossier. E il primo si chiama “nettezza urbana”. (Gianluca Zapponini)