Così Soundreef tenta l'ascesa in Italia

Parla il romano D'Atri, fondatore e ceo della società che vuole sfidare Siae

Non è una guerra, quella tra Soundreef e la Siae, ma poco ci manca. Il mondo del copyright musicale attraversa una fase delicata, stretto com’è tra esigenze di liberalizzazione, dettate dal recepimento della direttiva Barnier e le difficoltà tutte italiane nello scardinare i monopoli. Dopo il recente salto del fosso da parte di Fedez  e Gigi D’Alessio, che poche settimane fa hanno deciso di abbandonare la Siae (monopolista sui diritti grazie a una legge del 1941) per affidare la gestione dei propri diritti a Soundreef, startup inglese fondata pochi mesi fa dal trentasettene romano Davide D’Atri e che oggi conta 1.000 iscritti in Italia e 20.000 all’estero. 

Pochi giorni fa per Soundreef, ma anche per altre società come Patamu, è arrivato un importante assist dell’Antitrust, che ha sollecitato il governo a una rapida apertura del mercato dei diritti d’autore, ponendo fine al monopolio Siae. E, proprio ieri nel corso di un convegno alla Luiss promosso dallo studio Dike Legal, Soundreef e Siae si sono lanciati il guanto di sfida. La prima annunciando l’arrivo di altri artisti, la seconda assicurando il ritorno dei cantanti fuoriusciti e approdati a Soundreef. 

Per capire come stanno le cose, Radicolonna ha interpellato il diretto interessato, ovvero D’Atri, ceo di Soundreef. “La direttiva Barnier è come un faro nella nebbia, perchè finalmente si apre un mercato finora rimasto chiuso. D’altronde è la stessa commissione europea a garantire la libertà di scambio. Quello che noi vogliamo è che ogni artista possa scegliere liberamente da che parte stare. Insomma, una liberalizzazione controllata”. 

Ma i rapporti con la Siae quali sono? “Non lo nego, non si può certo dire che siamo amici, delle stoccatine ci sono. Abbiamo approcci e modi diversi di lavorare. Ma allo stesso tempo pensiamo che la Siae sia un’infrastruttura importante per il Paese, con cui convivere. Chiediamo solo di avere il nostro spazio”. C’è però una cosa che al fondatore di Soundreef non va proprio giù.

E cioè la sortita con cui, tempo fa, il ministro della Cultura Dario Franceschini ha di fatto difeso la Siae, dicendosi contrario alla possibilità che società straniere raccolgano artisti in Italia.  “Siamo molto critici con il ministro la sua è una posizione sbagliata da un punto di vista legale, perchè non si può impedire a società straniere di operare in Italia. Pensare che buona parte del Pd ci ha dato ragione. Noi vogliamo regole chiare, certe, per una liberalizzazione vera e strutturata”, spiega D’Atri.

Che in merito ai recenti approdi di cantanti famosi su sponda Soundreef, precisa un aspetto. “Quelli più importanti (Fedez e D’Alessio, ndr) sono finiti sui giornali perchè sono appunto famosi, Ma in realtà ci sono decine di artisti che decisono di passare con noi, ogni giorno, ma magari fanno meno notizia”. (Gianluca Zapponini)

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