Sono piccole, ben aggrappate al territorio e soprattutto sane. A Roma, negli ultimi anni c’è stato un autentico fiorire di piccoli istituti che hanno eroso cospicue fette di mercato alle loro sorelle maggiori. Senza andare troppo indietro nella storia, laddove c’erano storici istituti come Banco di Roma, prima banca italiana ad aprire filiali all’estero, Banco di Santo Spirito, fondato nel 1605 da Papa Paolo V, la Cassa di Risparmio di Roma, Banca Nazionale dell’Agricoltura degli Auletta Armenise, la Banca Nazionale del Lavoro e la Banca Nazionale delle Comunicazioni, che hanno perso parte della loro identità nelle fusioni con altri istituti, oggi ci sono tante piccole banche 2.0 votate all’innovazione e unite dal minimo comun denominatore dell’home banking. Chi è più vicina alle imprese, alle famiglie e chi ai pensionati.
Tra queste c’è sicuramente Imprebanca, un progetto nato a Roma nel 2008 per iniziativa di una quarantina di imprenditori coordinati da Confcommercio Roma e di alcuni gruppi tra cui Banca Finnat e Generali, che in pochi anni ha messo in piedi una fitta rete di filiali, di cui sei solo a Roma. La piccola banca ha subito esercitato un certo appeal verso le imprese, anche grazie a soluzioni ad hoc. Merito, forse, anche dei conti in progressivo miglioramento. Nel 2014 l’istituto presieduto da Tommaso Gozzetti ha centrato il primo utile dopo quattro anni di operatività, chiudendo l’esercizio con un attivo di 24 mila euro. L’anno prima si era chiuso con un rosso di 1,6 milioni. Anche raccolta e impieghi testimoniano la fiducia di cui oggi può godere una piccola banca. Stando ai dati dell’ultimo bilancio disponibile, la raccolta è salita del 25% a 93 milioni, mentre i crediti alla clientela hanno toccato quota 71,5 milioni, aumentati del 27,5%.
Altro caso interessante è quello di Ibl Banca, istituto romano (nove filiali nella Capitale) specializzato nella cessione del quinto dello stipendio, ovvero in piccoli finanziamenti a pensionati e dipendenti. La banca, nata come istituto finanziario nel 1927 ma divenuto banca solo nel 2004, partecipato al 50% dall’attuale amministratore delegato Mario Giordano, avrebbe dovuto quotarsi in Borsa lo scorso novembre. All’ultimo ha però rinviato lo sbarco a Piazza Affari a causa delle turbolenze finanziarie. I conti dei primi nove mesi presentano un utile netto di 41,7 milioni, in linea rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e margine di intermediazione di 102,3 milioni, in crescita dell’1,3% sul 2014. i clienti online sono invece oltre 17.000. Ma, soprattutto, è cresciuto il patrimonio che di questi tempi sembra essere la vera discriminante tra un istituto sano e uno malconcio. Oltre 197,4 milioni, +42,9% rispetto ai 138,2 milioni di fine 2014.
Ma la galassia delle piccole banche 2.0 a Roma si è recentemente arricchita poche settimana fa con un’operazione tra Barclays, terza banca inglese e Che Banca!, medio istituto, fra i primi a promuovere l’on line, controllato da Mediobanca. La filiale italiana del gruppo britannico ha infatti ceduto alla controllata di Piazzetta Cuccia, una fitta rete retail forte di 89 filiali (nel comune di Roma le filiali della banca inglese sono oltre 30). Un’operazione che permetterà a CheBanca! di raddoppiare la propria raccolta indiretta da 3,1 a 6,2 miliardi di euro, con un incremento di 220.000 clienti (+40%), che diventano così in totale 770.000 unità. Anche in questo caso un istituto di minori dimensioni (nonostante Mediobanca alle sue spalle) è subentrato a una banca di livello internazionale come Barclays. Certo, il nuovo che avanza non vuol dire necessariamente fare piazza pulita del passato. A Roma sono ancora ben attive realtà locali come la Banca Popolare del Lazio, a Velletri o la Banca Popolare del Cassinate oppure banche storiche, come Banca Finnat, attiva nel private banking oppure Banca del Fucino, fondata nel 1923 dai principi Torlonia.
Una curiosità a parte, merita poi un progetto tutto locale che sta nascendo a Nord di Roma, nella zona denominata Valle Muricana. Lì, un poll di piccoli imprenditori, ha messo in piedi un comitato promotore per la costituzione di una Bcc, ovvero la banca cooperativa della Valle Muricana. Obiettivo, nemmeno a dirlo, la concessione di micro prestiti alle imprese del luogo. ( G.Z)
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