Crollo ponte: definitivo tramonto di un’epoca

La revoca della Concessione autostradale dà il significato del cambiamento rispetto a un'Italia che non ha saputo gestire il ''miracolo economico''.

Nella revoca della Concessione autostradale sta il significato del tentativo di cambiamento rispetto a un’Italia che non ha saputo gestire il ”miracolo economico”. I grandi complici: regole evase o ignorate, conflitti d’interesse.  Così la tragedia di Genova mette alla prova il nuovo governo.

Domani, sabato, si svolgeranno a Genova i funerali delle vittime del ponte crollato alla presenza anche del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in una dichiarazione subito dopo la tragedia ha richiamato tutti a sentirsi responsabili. Il suo richiamo è rimasto però inascoltato. Dal governo è partita subito la caccia al colpevole e chi si è sentito più colpito, come la società Autostrade per l’Italia, si è difeso quasi senza tener conto delle 40 vittime che nei prossimi giorni potrebbero anche aumentare. Hanno infatti preso subito il posto del cordoglio lo scontro politico sul contratto misterioso con la società Autostrade per l’Italia, il prezzo miliardario da pagare se il governo dovesse revocare la concessione, come è stato preannunciato, e i forti movimenti in Borsa del titolo di Atlantia, capogruppo di Autostrade e controllata dalla famiglia veneta Benetton, con attività nel tessile e nel settore autostradale in Italia e all’estero.

Ma per gli osservatori più attenti il ”trauma” che ha colpito Genova rappresenta anche una rottura con un passato del Paese, il cosiddetto ”miracolo economico”,  che ha segnato il dopoguerra con uno sviluppo prolifico di grandi opere, di cui il ponte dell’ingegner Riccardo Morandi è stato per decenni il simbolo. Dopo è seguito un progressivo declino, precipitato con la crisi mondiale, ma favorito dallo scarso rispetto di ogni regola e da diffusi conflitti d’interesse e da uno Stato venuto meno alla funzione del controllo e della sanzione.  E di tutto ciò il ponte ”lasciato” crollare è il risultato e potrebbe diventarne il simbolo.

Costerà quel che sarà, ma la revoca della concessione diventa una sorta di atto dovuto per un governo che nel cambiamento ripone la sua strategia per dare un diverso futuro al Paese, tanto a livello culturale che tecnologico. Ecco perché il Vice premier, Luigi Di Maio, non vuole recedere, nonostante le titubanze degli alleati di governo. L’istruttoria avviata dal ministro Danilo Toninelli, durerà un mese e al termine dovrebbe confermare o meno l’avvio della procedura di revoca della concessione ad Autostrade.

A margine dei funerali ci sarà un’altro consiglio dei ministri straordinario che dovrebbe decidere di far fronte agli extracosti delle aziende genovesi, penalizzate dalla sciagura piombata sulla città. Come ad esempio i due milioni che costerà l’attività portuale notturna per diminuire la congestione del traffico di giorno. Il movimento di merci del porto è infatti una grande risorsa per la città e si farà di tutto per cercare di attenuare la chiusura per diversi mesi del tratto di autostrada-tangenziale, fondamentale per collegare il Ponente al Levante della Liguria e i rispettivi sbocchi verso la Francia e il nord Europa. Ma il governo Conte verrà messo alla prova anche dalla rapidità con la quale saprà tranquillizzare e trovare una soluzione alle centinaia di sfrattati dalle case sottostanti il viadotto. E anche questo sarà un segno non meno importante del tanto auspicato cambiamento. Tenuto conto della situazioni di provvisorietà che stanno vivendo ancora molte vittime di terremoti avvenuti diversi/moltissimi anni fa.

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014