Il cammino come sfida e rinascita, come occasione di condivisione e riscatto. Il cammino per lasciarsi indietro il passato, riflettendo, e andare verso il futuro. E’ l’esperienza che hanno fatto tre ragazzi provenienti da altrettante comunità del Lazio nell’ambito di un percorso di messa alla prova per giovani con procedimenti penali pendenti presso il Tribunale per i minorenni di Roma.
Loro si chiamano Federico, Simone e Maicol e hanno camminato insieme grazie al progetto pilota in Italia – ideato e realizzato da Setting in Cammino Onlus – che li ha portati per una settimana a macinare 140 chilometri sulla via Francigena: da Bolsena al centro di Roma. La messa alla prova viene concessa ai minori che, dopo un reato, ammettono le proprie responsabilità e vogliono intraprendere un percorso educativo dentro o fuori la comunità.
In questi casi il Tribunale dei Minori può sospendere il processo ed incaricare il servizio sociale del Ministero di Giustizia di elaborare un progetto ad hoc: attività socialmente utili, volontariato, percorsi educativi e psicologici. E’ proprio in questo contesto che Federico, Simone e Maicol sono stati scelti per partecipare al cammino, progetto sviluppato in collaborazione con il ministero della Giustizia, il tribunale dei Minorenni, l’università Roma Tre, la Regione Lazio, la Confraternita di San Jacopo di Compostela e Inventare Percorsi Onlus. Dal 4 al 10 ottobre i tre giovani, accompagnati da due operatori con alta formazione, hanno condiviso la stessa strada, fatica, gioie, dolori, speranze.
“E’ stata un’esperienza molto forte. Io non ero abituato a camminare molto, in genere faccio uno o due chilometri a piedi al giorni, e mi sono trovato a farne 16 solo il primo giorno, poi 20-25…All’inizio ero sempre stanco, mi facevano male le gambe, le spalle, poi però è arrivata l’adrenalina ed è passata la stanchezza. Durante il cammino fai quello che ti senti – racconta Federico -. All’inizio parlavamo tanto, ci siamo raccontati le nostre rispettive vite. Poi ognuno aveva il suo ‘bagaglio’, e durante l’itinerario abbiamo lasciato per strada le cose brutte, pezzi di passato e cominciato a camminare da soli. A volte qualcuno si allontanava un po’ dal gruppo per pensare in solitudine, per riflettere sul domani. Io, ad esempio, ho pensato alla ‘cavolata’ che ho fatto e che non ripeterò mai più – prosegue -. In quei giorni ognuno di noi teneva un diario, dove annotava i propri pensieri”.
E questa esperienza si è protratta anche dopo la sua fine: “Dal 14 ottobre sono fuori dalla comunità – aggiunge Federico, ho cominciato a lavorare in un ristorante, faccio volontariato, un’esperienza che ti cambia la vita e continuerò a fare. Sono tornato anche sulla via Francigena, perché è un altro mondo:è tutto verde, non ti prende il cellulare, puoi pensare liberamente. Con Simone e Maicol si è creato un rapporto molto forte che continua. Abbiamo creato un gruppo whatsapp dove ci sentiamo ogni giorno, anche solo per un buongiorno o buona notte. E’ bello sentirsi vicini”. L’ideatore di questo percorso si chiama Luca Ansini, presidente della Onlus Setting in Cammino, la cui mission è promuovere esperienze di aiuto e formazione agli operatori al di fuori di contesti tradizionali.
“E’ un itinerario forte, un rito di passaggio che consiste nell’allontanarsi dal contesto usuale e addentrarsi – full immersion – in un nuovo ‘setting’, h24 nella natura, a contatto continuativo con gli accompagnatori. Tutto questo crea un’esperienza trasformativa, un vissuto impattante per i membri del piccolo gruppo”.
Al termine dei sette giorni, “la presidente del tribunale per i minorenni di Roma ha fatto un pezzo di tragitto insieme ai tre ragazzi, da Monte Mario fino al centro cittadino, è stato un gesto simbolico importante per loro – spiega Ansini -. Infine l’università Roma Tre si è occupata di fare una valutazione del progetto: ne è emerso un impatto molto forte sui giovani”. (Paola Lo Mele per Ansa)