“Non posso che dirmi soddisfatto per le decisioni importanti, attese e positive che arrivano oggi dal Governo”. A pronunciare queste parole serafiche e compiaciute non è un membro del Governo o un esponente renziano, ma Ignazio Marino. A pochi minuti dalla decisione del CDM di porre sotto tutela l’amministrazione capitolina e l’Anno Santo – insieme all’onta dello scioglimento di Ostia – la maggioranza che appoggia il sindaco si è mostrata compatta nel sostenere la scelta governativa. Sia il commissario del PD romano Orfini che il senatore democratico Pedica hanno posto l’accento su una decisione importante che conferma la tesi del Presidente del PD: la giunta Marino non solo non è mafiosa ma è parte lesa del giogo criminale che ha tenuto per anni in ostaggio Roma. “Come delgato del sindaco a Ostia alla fine l’unico commissariato sono io” è stata la dichiarazione ironica rilasciata dall’Assessore alla Legalità Alfonso Sabella. Di tutt’altro tenore sono state le dichiarazioni e gli inviti arrivati dai banchi dell’opposizione. Composte le critiche di Alfio Marchini che ha sottolineato “il commissariamento del sindaco e non quello della città” chiedendosi, poi, dove sia finita la dignità del Primo Cittadino. Il Movimento Cinque Stelle ha sostenuto compatto l’esigenza di andare alle urne. Con il vento in poppa, i sondaggi favorevoli e l’idea diffusa che in caso di elezioni a Roma potrebbero spuntarla, sia i vertici nazionali – con Di Maio e Lombardi – che il M5S di Roma chiedono in coro che la parola passi ai romani perché “il movimento è pronto a governare la città”. Sulla rive droite della politica, Giorgia Meloni si compiace del mancato commissariamento – “evitata l’umiliazione più grande della storia” – rinnovando la richiesta di dimissioni al sindaco Marino. Caustico Rossin (FI) che riprende la notizia di un sindaco intento a scrivere – dai Caraibi – le memorie dei suoi anni a Roma, per invitarlo a scrivere invece la lettera di dimissioni. E se un noto bolscevico come Antonio Tajani (FI) – vicepresidente del Parlamento Europeo ed ex candidato sindaco – rievoca Mao Zedong e l’esigenza di una “rivoluzione culturale”, durissimo è stato il commento di Francesco Storace. A margine del CDM l’ex governatore del Lazio ha evocato il varo della “legge Buzzi”, con la giunta ancora in sella e la città svilita ed esautorata dei suoi poteri. “Hanno sciolto Ostia anziché le Barbados, dove era rifugiato Marino – ha dichiarato oggi ha Radiocolonna – I provvedimenti di ieri sono incostituzionali. Roma deve avere più poteri, ora ne ha meno perché se li prende lo Stato col Prefetto” (gds)
Da Marino che ringrazia alla ‘legge Buzzi’. Le reazioni al CDM
Il mondo politico commenta la decisione del CDM su Mafia Capitale