Dal carcere al set di Suburra: la vita (incredibile) di Adamo Dionisi

Intervista esclusiva di Radiocolonna a Manfredi Anacleti di Suburra, lo 'zingaro' sanguinario della serie prodotta da Netflix

Lo chiamavano ‘er Marchese’ per quel modo un po’ galante di esprimersi e di vivere la vita. La militanza come capo ultras della Lazio, le trasferte, poi il buio, l’arresto, la detenzione e la rinascita con il teatro, il cinema e Suburra. La vita di Adamo Dionisi, classe ’65, romano della Magliana è già un film. Cadute e risalite che forse non sarebbe stato in grado di affrontare neanche il tostissimo e sanguinario Manfredi Anacleti, lo ‘zingaro’ di Suburra interpretato proprio da Dionisi. Il ragazzotto spavaldo che girava l’Italia con gli Irriducibili ha sempre scritto sceneggiature, recita a teatro ed è un cultore e uno studioso della musica popolare. Odia i riflettori ed è da sempre attento al sociale, anche se non ci tiene a farlo sapere troppo in giro. Ha deciso di raccontarsi a Radiocolonna in un’intervista esclusiva.

 

 

“È nel cast di una serie tv vista in 190 Paesi come Suburra. Per strada la gente la ferma e vuole una foto con Manfredi Anacleti. La notorietà è impegnativa?

“Quando mi fermano per strada è divertente e imbarazzante, soprattutto per me che vorrei essere invisibile e lontano da passerelle e riflettori. Io non sono un attore sociale, sono un attore e basta”

 

Rispetto al ragazzo della Curva Nord della Lazio e dell’arresto ora Adamo Dionisi è un’altra persona?

“Sì, sono una persona diversa anche perché ho il terzo occhio, visto che sono stato nell’inferno carcerario. Per questo adesso dedico parte della mia vita ad aiutare gli ultimi, come nella campagna di sensibilizzazione ‘Belli come il Sole’ per i bambini detenuti”.

 

La passione per la sceneggiatura non è mai venuta meno, neanche quando è finito in carcere

La prima sceneggiatura l’ho scritta a 20 anni e in carcere ho studiato e mi sono occupato di attività culturali. Ma la mia indole ribelle non l’ho mai abbandonata e continuo a coltivarla, seppur in forme diverse”

 

Ad esempio incarnando l’ideale dell’antidivo per eccellenza, un attore internazionale che non ama la ribalta mediatica e i social network

Esatto, i social network li concepisco come un modo sbagliato per entrare nella mia vita. Essere invisibile ti permette di vivere a pieno la tua vita artistica senza dipendere da nessuno. Quando voglio vado a cantare con l’Orchestraccia, non vado mai ai festival e frequento pochi attori, a meno che non siano persone con una grande umanità. Non faccio l’attore, sono un attore. I grandi attori del passato mica avevano Instagram”

  

Beh se Mastroianni fosse stato di un’altra generazione forse sarebbe iscritto a Instagram..

Forse Mastroianni sì ma Nino Manfredi no, per non parlare dei fratelli Citti. Io vengo da quella scuola lì, quella di Sergio Citti e del film più bello del mondo, “Ostia”. Secondo me anche meglio di ‘Accattone’ di Pier Paolo Pasolini, che conoscono un po’ tutti”

 

Ci saranno degli attori e dei registi con cui ha un rapporto di amicizia

“Valerio Mastrandrea è un grande amico, come del resto anche Ivano De Matteo che è stato il regista di Codice a Sbarre, un documentario sul mondo carcerario. E poi c’è Mirko Frezza, con cui giriamo per l’Italia a fare seminari sul bullismo. Sono due anni che andiamo alla Comunità di Capodarco a seguire i ragazzi con traumi emotivi, molti dei quali ora stanno bene, mi chiamano e vogliono girare un film. Una soddisfazione immensa”

 

Perché le istituzioni si occupano poco della condizione dei detenuti nelle carceri italiane? A parte alcune battaglie del Partito Radicale, gran parte della politica sembra indifferente

“I politici al massimo si fanno vedere nelle prigioni solo in periodo elettorale e quando escono dal penitenziario si lavano le mani tre volte. Guai a toccare un detenuto! Tra i politici ammiro i grandi oratori, sarebbe stato bello sedersi a un tavolo insieme a Marco Pannella e a Giorgio Almirante. Personalità che sarebbero in grado di dare lezioni a tutti, visto il livello attuale della politica”

 

Torniamo al cinema. Che ne pensa del film in uscita sul caso di Stefano Cucchi?

“È passato troppo poco tempo dalla morte di Stefano Cucchi per farci un film. Mi dispiace per la sorella che ci tiene tanto a Stefano, ma vorrei leggere nei titoli di coda ‘non si ringraziano le Forze dell’Ordine’ , visto che l’hanno ammazzato. Non sono d’accordo neanche con l’idea di Romanzo Criminale, con i nipoti dei protagonisti dell’epoca che magari vanno ancora a scuola e potrebbero risentirne”

 

Quali sono i tuoi progetti artistici presenti e futuri?

Ora sto girando il film di Matteo Garrone ‘Dogman’, sulla storia del canaro della Magliana e la seconda stagione di Rocco Schiavone che andrà in onda su Rai Due. Sto scrivendo un lavoro sul mondo carcerario di produzione francese e poi ovviamente ci sarà la seconda stagione di Suburra, visto che abbiamo firmato tutti”

 

Esistono dei sogni nel cassetto di Adamo Dionisi?

“Innanzitutto fare bene il mio lavoro, quando andavo a rapinare le banche nessuno mi diceva bravo ma ora sì e sono contento (sorride). E poi continuare a darmi da fare nel sociale, perché aiutare una persona in difficoltà che poi per riconoscenza ti sorride è la cosa più bella che possa capitare”

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