Dopolavoro Atac, multa da 2,5 milioni di euro

Il dopolavoro di Atac e Cotral non avrebbe versato iva per 2,5 milioni di euro

Atac
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Erica Dellapasqua per Il Corriere della Sera Roma

 

Prima la Procura, poi la Guardia di finanza, adesso che le indagini hanno stabilito alcuni punti fermi anche l’Agenzia delle Entrate bussa alle porte del Dopolavoro Atac-Cotral guidato da Cgil, Cisl e Uil notificando una multa senza precedenti: 2,5 milioni di euro, cioè l’Iva che l’associazione non avrebbe versato tra il 2011 e il 2015 pur ricevendo contributi aziendali (in quegli anni 4,2 milioni di euro) per la gestione principalmente delle mense e in subordine delle attività ricreative dei 12 mila dipendenti.

 

Sul «dossier Dopolavoro», ormai è noto, la Procura lavora da mesi, da quando cioè Atac e Cotral hanno preteso dalla controparte sindacale maggiore chiarezza nella rendicontazione delle spese. In alternativa, quel finanziamento così importante, garantito a fronte non di un regolare contratto bensì di uno scarno accordo sindacale del 1974, sarebbe stato difficilmente giustificabile. Un anno di fitta corrispondenza e alla fine la nuova dirigenza Cotral, non vedendo risultati, ha disdettato ogni accordo, stoppando subito i finanziamenti (circa 1,5 milioni all’anno) e avviando indagini interne. Diverso il discorso per quanto riguarda Atac. Sebbene anche l’ex direttore generale Marco Rettighieri avesse infatti formalmente stralciato i patti, e di conseguenza bloccato i contributi, la nuova dirigenza grillina di Manuel Fantasia, a fine 2016 e nelle more dell’aggiudicazione della nuova gara per il servizio mensa che sarà perfezionata a breve, ha riavviato le trattative, assicurando un milione di euro per questa fase transitoria e ulteriori contributi (1 milione 100 mila euro come forfait annuale) per le altre attività ricreative e culturali. Altri soldi, quindi, mentre i funzionari dell’Agenzia delle Entrate stavano perfezionando gli ultimi calcoli.
 

La «scossa» è arrivata a inizio febbraio, quando appunto è stata notificata al Dopolavoro la multa-monstre di 2,5 milioni euro. La contestazione riguarda, in particolare, il mancato versamento dell’Iva sull’attività svolta, principalmente la gestione delle mense. Formalmente, infatti, nonostante la forma giuridica dell’associazione, il Dopolavoro avrebbe comunque prestato un servizio al pari di altri fornitori, cioè avrebbe strutturato un’attività sulla quale — dice anche la Guardia di finanza — andava inevitabilmente applicato un regime fiscale. Sul piano giuridico la vicenda è aperta, dentro il Dopolavoro c’è chi sostiene convinto l’infondatezza della contestazione annunciando un ricorso. Intanto però, di certo, c’è la multa.

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