La grande vittoria dei Cinquestelle e della Lega, anticipata dagli exit pool e confermata dopo lo spoglio dei voti, è un segnale preciso: la maggioranza degli italiani vuole un drastico cambiamento del modo di governare. Vuole un taglio netto con la vecchia politica che ha trascurato le vere necessità della gente.
Da un lato la grande diseguaglianza col sud, dove la povertà è maggiore e ha fatto grande breccia la promessa dei cinquestelle del cosiddetto reddito di cittadinanza. Dall’altro il successo della Lega che ha espresso un’indicazione chiara verso l’immigrazione, arrivata a pesare molto fra la gente del nord.
Anche i risparmiatori, in gran numero colpiti dalla crisi del sistema bancario, non hanno certo premiato i partiti di governo che non li ha rimborsati adeguatamente, nonostante fossero vittime inconsapevoli di un sistema del credito che vistosamente non li tutelava.
Certo il risultato elettorale non è stato premiato dalla Borsa, scesa del tre per cento, nemmeno dallo Spread, ossia il differenziale con i titoli di Stato tedeschi, ma comunque era prevedibile, come anche la sottolineatura della stampa estera sulla difficoltà di dare un nuovo governo al Paese.
E’ ovvio che all’ establishment, come successo in Usa, all’inizio non piaccia il forte segnale di voglia di cambiamento in atto nella società, accelerato dalla presenza dei social network, ma comunque ne dovrà prendere atto. Come anche i media italiani, che fino ad ora si sono dimostrati sordi, limitandosi a deridere alcune esasperazioni dei Cinquestelle e della Lega, senza fermarsi ad approfondire la progressiva crescita del gradimento fra la gente.
Ora piangono sulla difficoltà di dare una maggioranza al Paese, sulla base della difficoltà di vedere un futuro governo coi due vincitori che secondo loro appaiono molto diversi fra loro. La nomina dei presidenti della Camera e del Senato fra qualche settimana sarà un primo segnale. Intanto, piuttosto che confidare solo a pasticci di alleanze fra la vecchia politica, dovrebbero rendersi conto che l’identità del Paese è cambiata e su questo la formazione di un nuovo governo non potrà non tenerne conto. E che quello di ieri non è stato solo un voto di protesta, ma la richiesta di un governo del tutto nuovo. E di questo il Presidente della Repubblica ne dovrà tener conto.