Elezioni Roma 2021: un indubbio vincitore è l’astensionismo

Disinteresse per i problemi cittadini o convinzione che chiunque salga al Campidoglio non cambierà lo stato della cose? Ballottaggio Michetti-Gualtieri con Raggi e Calenda aghi della bilancia.

Mentre sono ancora in corso le operazioni di spoglio delle schede per le elezioni comunali e municipali di Roma (ed anche delle altre amministrazioni interessate al voto) un dato è ormai certo: quello dell’astensionismo che dà un quadro alquanto impietoso per ciò che concerne la partecipazione dei cittadini della Capitale a questa contesa elettorale. 

Più della metà degli aventi diritto al voto ha rinunciato a recarsi alle urne, facendo registrare un astensionismo pari al 51,17%. Un dato clamoroso, un’ affluenza  che è inferiore di quasi il 9 per cento rispetto a cinque anni fa, ovvero del 2016, quando i romani che sono andati a depositare la propria scheda nelle urne era stato di quasi il 57 per cento (oggi 48,83%). 

Se poi all’astensionismo aggiungiamo quello che sarà il numero di schede bianche e nulle non saremo lontano dalla realtà se diciamo che il 52-53% dei romani non ha voluto dire la sua sulla gestione della città. Disinteresse  per i problemi cittadini o convinzione che chiunque salga al Campidoglio non cambierà lo stato della cose? 

Probabilmente a prevalere nella scelta di non votare nessuno è stata la convinzione che nessuno sarà in grado di migliorare la situazione nella Captale. Le ultime tre amministrazioni, infatti, sono state prima a guida centrodestra (sindaco Gianni Alemanno), poi del centrosinistra (Ignazio Marino) ed infine dai cinquestelle (Virginia Raggi), a dimostrazione che i tanti romani che hanno optato per la diserzione delle urne o per la scheda bianca o nulla le hanno provate proprio tutto prima di gettare la spugna.

Detto questo, per ciò che concerne i dati attualmente a disposizione, si profila un ballottaggio tra Enrico Michetti, centrodestra, e Roberto Gualtieri (centrosinistra), ovvero si tornerà al duello classico tra le due coalizioni con il M5S che, in base ai risultati elettorali del 2016 (comunali) e 2018 (politiche), sperava e contava di essere il terzo protagonista della scena politica, si deve accontentare di un ruolo di quasi comparsa o di “costola” del centrosinistra.

Delusione invece per la Raggi e Carlo Calenda (Azione) che speravano entrambi di arrivare al ballottaggio e che invece si devono accontentarsi della lotta per il terzo posto alle spalle dei primi due. Cosa faranno gli elettori pentastellati e di Azione il 17 e 18 ottobre, quando si tornerà alle urne per scegliere tra Michetti e Gualtieri quello che indosserà la fascia tricolore di sindaco? Una parte andrà sicuramente ad ingrossare la schiera degli astensionsimi, un’altra si recherà alle urne e risulterà decisiva con i propri consensi per l’uno o l’altro dei contendenti. 

Sicuramente su di loro si concentrerà l’attenzione di centrodestra e centrosinistra perché vincere a Roma non ha solo una valenza cittadina, ma nazionale. Soprattutto per il centrosinistra che potrebbe avere la conferma di aver imboccato una strada in risalita, come si stà delinenando in altri capoluoghi, da Milano a Napoli, e con la vittoria del segretario Enrico Letta a Siena, che entrerà in Parlamento. 

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