Elezioni suppletive: Roma Centro al voto il 16 gennaio 

Questo collegio, dopo la breve parentesi di Silvio Berlusconi nelle elezioni del 1994, è sempre stato un feudo incontrastato del centrosinistra. Per sostituire a Montecitorio Roberto Gualtieri, eletto sindaco, ai nastri di partenza, oltre a qualche candidato minore, si presentano in tre: D’Elia, Matone, Casini. Prevista un’ alta percentuale di astensionismo

Dopo il recente voto amministrativo di ottobre, un parte di romani sono chiamati nuovamente alle urne per eleggere il deputato che dovrà sostituire Roberto Gualtieri, eletto sindaco, a Montecitorio. Domenica 16 gennaio, infatti, si svolgeranno le elezioni suppletive nel collegio uninominale di Roma 1, il più importante della Capitale che comprende quasi tutti i rioni del centro (da Monti a Prati), Testaccio, Flaminio e Della Vittoria.

Gli aventi diritto al voto sono circa 190mila cittadini, ma è molto probabile che, come avvenuto nelle scorse amministrative e nelle precedenti elezioni suppletive che hanno visto Gualtieri subentrare a Paolo Gentiloni, nel frattempo diventato commissario europeo, alla Camera dei deputati, i votanti saranno molto pochi e che il vero vincitore della tenzone elettorale sarà ancora una volta l’astensionismo.

Infatti, stando ai dati delle ultime consultazioni politiche cittadine che hanno interessato il collegio, quelle del marzo 2020, alle urne si erano recate alle urne solo 32.880 persone sulle 186.234 aventi diritto, per una percentuale del 17,66 per cento. Tendenza all’astensionismo che si è confermata, sia pure  in modo più ridotto, nelle scorse amministrative di ottobre che ha visto l’affluenza al voto di ballottaggio fermarsi al 40,68% (al primo turno 48,54%). Comunque, in questo collegio che, dopo la breve parentesi di Silvio Berlusconi nelle elezioni del 1994, è sempre stato un feudo incontrastato del centrosinistra, ai nastri di partenza si presentano, oltre a qualche candidato minore, in tre.

Il Pd, dopo aver offerto all’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte la candidatura per permettergli di entrare in Parlamento (offerta gentilmente rifiutata dall’ex premier), ha deciso di candidare Cecilia D’Elia, dal 2020 portavoce per la Conferenza nazionale delle donne democratiche. Il centrodestra ha puntato invece le sue poche carte su Simonetta Matone, da poco entrata in Consiglio comunale in quota Lega ( era in ticket con Enrico Michetti candidato sindaco).

Sarebbe potuta essere una competizione tutta al femminile se Italia Viva avesse mantenuto la candidatura di Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia nel governo Draghi, e se Carlo Calenda non avesse ritirato dalla competizione Valentina Grippo, consigliera regionale del Lazio. Matteo Renzi, invece, ha mantenuto la candidatura di IV cambiando solo cavallo, passando dalla Bonetti a Valerio Casini, primo degli eletti in consiglio comunale della Lista Calenda, ma renziano di sicura fede.

In corsa, infine, ci sono anche Beatrice Gamberini di Potere al popolo e Lorenzo Vanni di ‘Il nuovo mondo”.

I cinquestelle, dopo il rifiuto di Conte, ha deciso di non presentare nessuno (nelle suppletive del 2020 il candidato pentastellato si era fermato sotto il 5% dei voti. Il Collegio Roma-1 è da sempre un sicuro feudo del Pd. L’unico rischio è rappresentato dal 30 per cento circa raccolto da Carlo Calenda nei quartieri del Centro. Cosa sceglieranno? D’Elia, Matone o Casini? O, come sembra più probabile, diserteranno le urne? Domenica 16 gennaio lo sapremo.

 

 

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