Europa al voto: amata per i sussidi non piace per le regole 

Le istituzioni comunitarie, assediate a Bruxelles dagli agricoltori, sono percepite lontane dai bisogni reali, soprattutto dopo le decisioni delle misure per il Green Deal Europeo

Domenica 9 giugno p.v. torneremo alle urne per eleggere 76 deputati (dei 705 totali in rappresentanza dei 27 Stati) del Parlamento europeo, che è l’unica istituzione della Ue i cui membri sono eletti direttamente dai cittadini. Cinque anni fa, nel 2019, l’affluenza alle elezioni è stata del 50,6 per cento, la più alta dal 1984, trainata soprattutto dai giovani, particolarmente interessati all’attenzione dell’Europa verso i cambiamenti climatici.

Recentemente l’Ue ha approvato un’intesa sulla prima legge che regola l’Intelligenza Artificiale, AI, che prevede la tutela del diritto d’autore, nonchè vincoli e garanzie contro disinformazione e deepfake, la sovrapposizione di immagini umane. Intanto a Bruxelles, sede della Commissione Europea, sale la protesta degli agricoltori verso una politica di aiuti al settore più restrittiva e  l’adozione di regole stringenti per l’agricoltura biologica.

Il cosiddetto Green Deal Europeo, ossia la strategia della Ue per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, interessa a 360 gradi pressoché tutte le attività economiche, dalla produzione di energia all’ alimentazione, dalla mobilità alla protezione della natura, fino alle nostre case. L’enorme portata dell’intervento regolatorio relega in secondo piano le ingenti risorse per finanziare (per l’Italia con 191 mld di euro del Pnrr) il Nex generation Eu, lo strumento di rilancio economico per risanare le perdite causate dalla pandemia.

Di fatto l’adozione delle misure comunitarie viene considerata difficile e impopolare, come nel caso della fine della produzione di auto a benzina e diesel nel 2035,  l’impegno a ridurre del 16 per cento il consumo energetico degli edifici entro il 2030 e l’obbligo di eliminare le caldaie a gas entro il 2040. Così mentre una larga maggioranza della popolazione continua ad avere un’immagine positiva dell’Unione Europea, diminuiscono la simpatia e la fiducia nei confronti delle istituzioni comunitarie, percepite come lontane dai bisogni reali.

Diventa così vitale per lo sviluppo dell’Europa che le istituzioni comunitarie riescano a comunicare in maniera più efficace ai cittadini italiani e degli altri Paesi il proprio ruolo, coinvolgendoli in maniera più diretta nel progetto di costruzione europeo. I mesi che ci separano dal voto europeo potrebbero essere un’opportunità per i politici e i media per diminuire la distanza fra i cittadini e le istituzioni europee.

 

Anziché guardare alle elezioni come un’occasione per valutare il ‘’consenso’’ locale, politici e media dovrebbero convincere quanto l’Unione Europea sia fondamentale per la gestione unitaria di problemi che toccano da vicino la vita quotidiana, come l’immigrazione, la sicurezza, il lavoro e una strategia internazionale, quanto mai necessaria con alle porte le guerre in Ucraina e in Medioriente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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