Famiglie omogenitoriali: i figli crescono sani. Lo dice la psicologia

Dopo la registrazione a Torino, del figlio di due mamme, si è aperto un dibattito fra pro e contro. Ne abbiamo parlato con una esperta.

La notizia è nota ed è stata ripresa da tutti gli organi di informazione. Il Comune di Torino ha registrato, nell’anagrafe cittadina, il figlio di due mamme. Si tratta del primo riconoscimento, alla nascita, di un bimbo di una coppia omogenitoriale. Il caso ha aperto infiniti dibattiti etico morali. Il bambino crescerà in modo armonico e psicologicamente equilibrato?

Iniziamo con una doverosa precisazione. Sono passati oltre quaranta anni dai primi studi psicologici sulle famiglie omogenitoriali. Il primo risale al 1972. Ebbene, ad oggi, la comunità scientifica internazionale concorda, quasi all’unanimità, che non vi siano significative differenze fra i figli cresciuti in un ambiente omogenitoriale e quelli in un contesto eterosessuale.

Nel 2005, Charlotte Patterson, docente di psicologia dell’Università della Virginia, prendendo in esame circa 150 ricerche sul fenomeno, concludeva che “gli ambienti domestici forniti da genitori omosessuali hanno la stessa probabilità di quelli forniti da genitori eterosessuali di supportare e realizzare lo sviluppo psicosociale dei figli”.
Nonostante questo, in molti, restano scettici.

Per saperne di più, ne abbiamo parlato con la dottoressa Eleonora Manna, psicologa, psicoterapeuta individuale e di coppia.

“Le ricerche confermano che non è l’omosessualità genitoriale a creare problematiche o disagio psicologico sui figli. Anzi si è potuto osservare che in molti casi, queste coppie, risultano più unite e attente ai bisogni dei minori. A far davvero la differenza è la qualità dell’attaccamento, esattamente come per le famiglie non caratterizzate da omosessualità” .

Dipende dal giudizio degli altri…
“L’unica variabile che può incidere negativamente, riguarda le relazioni del bambino e/o dei genitori con un ambiente esterno omofobo che non accolga la sua condizione, facendo sentire il figlio o il genitore ‘diverso’ e non accettato rispetto ad altre situazioni moralmente tollerate. Questo riguarda principalmente i paesi in cui le coppie omosessuali non possono legarsi in matrimonio o non vengono riconosciute sotto l’aspetto sociale, legale ed economico come coppie di fatto. Tra questi paesi ancora c’è l’Italia”.

Come i figli dei divorziati negli anni ‘70
“Negli anni ’70 anche i figli dei divorziati o dei separati ebbero le stesse difficoltà legate al sentirsi in qualche modo diversi e non conformi a un’idea di famiglia socialmente riconosciuta. Le conseguenze furono, in quegli ambienti in cui il divorzio veniva vissuto come una vergogna, di disagi legati a sentimenti di profonda insicurezza e ansia da separazione, nonostante i genitori fossero presenti affettivamente. Questo ci fa riflettere su quanto l’ambiente circostante possa influire sulla personalità e sulla crescita di un bambino, anche laddove la coppia genitoriale sia sufficientemente presente dal punto di vista affettivo”.

Una cosa è certa e qui, credo, si possa essere tutti concordi. Meglio un figlio cresciuto con due genitori dello stesso sesso che lasciati nella deprivazione affettiva degli orfanotrofi.

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