Fiera tenta il rilancio aspettando il Tar

Via al piano industriale. Ma l'ente avverte, delibera o vendiamo il nuovo polo

Un piano industriale in attesa che sul fronte finanziario qualcosa si muova. Con un’ipotesi choc sullo sfondo: la vendita anche delle nuova Fiera, quella a ridosso della Portuense, tra Roma e Fiumicino.

Fiera di Roma tenta di scacciare i fantasmi del fallimento, illustrando questa mattina alla stampa la strategia per il rilancio del polo congressuale. La situazione di Fiera è molto delicata. La controllante Investimenti, partecipata a sua volta da Camera di commercio e Campidoglio, è con un piede nella fossa, schiacciata da 200 milioni di debiti, il grosso dei quali verso le banche. Gli istituti per il momento hanno chiesto il concordato preventivo che è l’anticamera del fallimento. Se infatti entro poche settimane non arriverà il via libera del comune alla variante urbanistica propedeutica alla vendita dell’ex Fiera, le banche chiederanno il rimborso integrale dei debiti, condannando Fiera al crack. Ma soprattutto congeleranno i fondi in grado di garantire la sopravvivenza dell’ente e per il cui sblocco la  vendita dell’ex polo è condizione necessaria. 

Ieri Luca Voglino, presidente di Investimenti, è stato molto chiaro dinnanzi ai consiglieri della Regione Lazio, dove il manager è stato ascoltato proprio sulle prospettive dell’ente. “Per poter scongiurare il fallimento bisogna che però Investimenti Spa si procuri il denaro, ma quel denaro Unicredit ce lo dà soltanto se si approva la variante urbanistica”, ha detto. E per accelerare il tutto, lo stesso Voglino è passato alle carte bollate, facendo ricorso al Tar per chiedere l’immediato sblocco della delibera. Ora però il management di Fiera ha deciso di giocare la carta del rilancio, nell’attesa che dal comune arrivino segnali. Perché anche se Fiera dovesse salvarsi in extremis, l’ente dovrà cambiare passo, organizzando eventi in grado di aumentare sensibilmente gli ingressi.

Il neo amministratore unico, Piero Piccinetti, ha elencato i prossimi appuntamenti. Si comincia con il congresso internazionale dei medici, che porterà in Fiera fino a 35 mila delegati. Poi a ottobre sarà la volta del Maker Faire, la fiera dell’innovazione andata in scena già al Policlinico Umberto I, poche settimane fa. “Roma”, ha detto Piccinetti ai cronisti, “non può permettersi di perdere questa scommessa”. Ma basteranno gli appelli al buonsenso a dissuadere il Comune?

Il rischio crack c’è tutto e lo stesso Piccinetti non ci ha girato troppo intorno, arrivando a prospettare uno scenario a dir poco inaspettato. “Sui debiti c’è il concordato preventivo. La nuova Fiera di Roma rimane sempre dipendente dall’approvazione della variante urbanistica della vecchia Fiera, altrimenti Investimenti sarà purtroppo obbligata a fare anche altre scelte: vender tutto, anche la nuova Fiera. Pensate che non faccia comodo a un cinese? Solo io ne conosco dieci. Se non passa la variante qualcosa bisogna fare”. Il tempo, a questo punto, non è più galantuomo e diventa un fattore decisivo. (Gianluca Zapponini)

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