Fuga dal Lazio, nel 2017 in 11 mila vanno all’estero

Si tratta soprattutto di giovani sotto i 34 anni, le province più coinvolte Roma e Frosinone. Lo dice il rapporto Fondazione Migrantes sull’emigrazione dall’Italia

Fuga dal Lazio
Fuga dal Lazio

I laziali, e non i tifosi, ma i cittadini del Lazio che hanno deciso di vivere all’estero sono aumentati del 31% al 1° gennaio 2017 rispetto a un anno prima. Il Lazio è la quarta regione per registrazioni all’Aire (Anagrafe dei residenti all’estero), con oltre 11 mila partenze nel 2017, mentre nel 2016 erano state poco più di 8 mila. Una vera fuga.

Si parte principalmente dal sud del Lazio, dalla provincia di Frosinone, anche se nel corso degli anni è stata Roma il principale bacino delle partenze, con oltre 400 mila iscritti all’Aire. Ed è soprattutto l’America la principale meta. Una nuova forma di emigrazione.

Questa fuga assume dimensioni preoccupanti. Tutte forze fresche che se ne vanno, visto i 23% dei nostri corregionali che se va via ha i 18 e i 34 anni, e un altro 15% ha meno di 17 anni. Dunque Roma e il Lazio si confermano terre di emigrazione.

Gli italiani residenti fuori dei confini nazionali e iscritti all’anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire), al 1 gennaio 2017, sono 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data.

Dal 2006 al 2017, registra il Rapporto Migrantes – presentato oggi a Roma – la mobilità italiana è aumentata del 60,1% passando da poco più di 3 milioni a quasi 5 milioni di iscritti. Nell’ultimo anno l’aumento è del +3,4%.

Le partenze non sono individuali ma di “famiglia” intendendo sia il nucleo familiare piu’ ristretto, ovvero quello che comprende i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% ha meno di 10 anni) sia la famiglia “allargata”, quella cioe’ in cui i genitori – ormai oltre la soglia dei 65 anni – diventano “accompagnatori e sostenitori” del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale).

A questi si aggiunge il 9,7% di chi ha tra i 50 e i 64 anni, ovvero i tanti “disoccupati senza speranza” tristemente noti alle cronache del nostro Paese poiche’ rimasti senza lavoro in Italia e con enormi difficolta’ di riuscire a trovare alternative occupazionali concrete per continuare a mantenere la propria famiglia e il proprio regime di vita.

Intanto i vescovi, e in particolare Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, chiede che si torni a parlare di ius soli.

 

 

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