Governo: chi ha paura di Di Maio-Salvini

Il pragmatismo del programma del governo gialloverde non è una minaccia, ma rilancia i diritti dei cittadini e del Paese.

‘’Manca la politica che inquadra ogni singola ‘’clausola negoziale’’ in un ‘’patto sociale…’’ Massimo Giannini su ‘’La Repubblica’’, come altri editorialisti, strabuzza gli occhi leggendo il programma del governo gialloverde, definendolo ‘’la cosa ’’.

Perché non si è chiesto quale alternativa avrebbe il Paese, visto che lui stesso ammette che siamo di fronte a un ‘’Pd lacerato e a un’opposizione polverizzata’’ ? Oppure dove ci ha portato la politica dei precedenti governi, che hanno operato soprattutto nell’interesse dei partiti che li sostenevano e dell’establishment che accontentavano?

Il risultato lo abbiamo davanti: un’ Italia spaccata in due fra nord e sud, la povertà che avanza, i ricchi più ricchi, sempre più giovani senza lavoro, più della metà dell’economia in mano a una burocrazia statale di bassa estrazione politica o sindacale.

E non deve illudere l’asfittica ripresa, dovuta alla locomotiva esterna, e non certo alle pseudo-riforme. Pseudo-riforme che sono servite solo a coprire un’occupazione di poltrone, tradendo veri imprenditori, risparmiatori  e pensionati che, al momento della scelta hanno giustamente reagito votando l’alternativa estrema.

Ora si guarda al governo Di Maio-Salvini che verrà e al suo programma come una minaccia perché sarebbe inconciliabile l’egualitarismo pauperista dei pentastellati e il suprematismo xenofobo dei leghisti. E si invoca  il Capo dello Stato come ‘’unico presidio democratico di fronte ai colpi di coda della cosa pentaleghista’’.

In effetti non sarà facile attuare anche solo in parte il mega-contratto ‘’letterario’’, come lo definisce l’ex ministro ed economista di lungo corso, Francesco Forte,  che  però tiene  a sottolineare che sbaglia chi  prevede costi di gestione della “cosa” insostenibili. Secondo Forte i calcoli che si fanno non possono basarsi su vecchi dati.  ‘’Mi meraviglio soprattutto che lo faccia Carlo Cottarelli – osserva – che è stato al Fondo Monetario’’.

Ma conta più temere un massiccio ricorso alla spesa pubblica, politiche creditizie dilettantistiche, la rimessa in discussione dei Trattati europei, o è più grave continuare ad ignorare e talvolta persino calpestare i più normali diritti dei cittadini, come la sicurezza, la scuola, la ricerca e il lavoro?

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