Governo Conte/Giamaica: fra propaganda e cambiamento

Roma e i romani ben piazzati. Di Maio garante sintonia col Campidoglio. Ma la durata dell'esecutivo è un' incognita.

Con il giuramento di ieri pomeriggio al Quirinale, e’ iniziata l’avventura del governo M5S-Lega presieduto dal professor Giuseppe Conte che si e’ autodefinito l’avvocato del popolo italiano. C’e’ da sbizzarrirsi su come chiamare questo esecutivo, il 65.mo della Repubblica: i suoi promotori lo indicano come il “governo del cambiamento”, i giornali preferiscono espressioni piu’ fantasiose come il “governo giallo-verde” oppure “governo Giamaica” (dai colori della bandiera dello Stato centroamericano). Comunque lo si voglia chiamare, sta di fatto che finalmente, dopo 88 giorni dal voto del 4 marzo, l’Italia ha un governo sorretto da due forze politiche che possono contare sulla maggioranza dei voti in Parlamento (quanto stabile lo si potra’ vedere gia’ nelle votazioni sulla fiducia che si avranno martedi’ 5 giugno).

A bocce ferme, dopo giorni e giorni nei quali si e’ scritto e affermato di tutto, con continui colpi di scena, proviamo a mettere in fila alcuni argomenti su questo nuovo governo:

1) la legge elettorale, il “rosatellum”, sembrava scritta apposta per favorire la nascita di un esecutivo Pd-Fi. Il voto degli italiani e le scelte di Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno invece portato alla guida del Paese due partiti definiti “populisti” e che sembravano agli antipodi tra di loro;

2) alla soluzione della crisi si e’ arrivati grazie alle mosse del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha messo grillini e leghisti (soprattutto questi ultimi che preferivano un ritorno alle urne dopo l’estate o all’inizio del prossimo anno) alle strette, ovvero, in mancanza di un accordo tra di loro che tenesse conto delle sue osservazioni, la nascita di un governo “neutrale” oppure voto anticipato a fine luglio-primi di agosto.

Ora il governo c’e’, con importanti novita’. In primis e’ un esecutivo che si definisce politico,  ma il suo premier non siede in Parlamento ne’ e’ stato candidato alle elezioni. C’e’ poi da sottolineare che, tra i 18 ministeri, ne figurano due nuovi che rispondono alla logica propagandistica e ai bacini elettorali del M5S  e della Lega (Sud affidato alla grillina Barbara Lezzi e Famiglia e Disabilita’ guidato dal leghista Lorenzo Fontana).

Per cio’ che concerne Roma ed i romani, bisogna rilevare che sono solo due i ministri riferibili alla Capitale, anche se titolari di importanti ministeri (Economia al prof. Giovanni Tria, preside della Facolta’ di Economia dell’Universita’ di Tor Vergata, e Difesa ad Elisabetta Trenta, anche lei docente universitaria al Campus). Molta attenzione dovra’ essere posta poi alla realizzazione di quella parte del contratto di governo stipulato da pentastellati e carroccio che riguarda finalmente la realizzazione effettiva di Roma Capitale.

Il fatto che sia Luigi Di Maio a capo del ministero dello Sviluppo Economico (cosi’ come del Lavoro), dicastero chiamato in prima persona a trovare i fondi per Roma, dovrebbe garantire una sintonia tra governo e Campidoglio per la gioia del sindaco Virginia Raggi e di tutti i romani.

Quanta vita avra’ questo governo? Salvini ha fatto mostra di ottimismo (durera’ 10 anni, ha detto), i numeri del Senato danno meno fiducia. A Palazzo Madama la maggioranza e’ di 161 voti. M5S (109) e Lega (58) possono contare su 167 voti ai quali possono aggiungerne altri 4 (2 di ex grillini e 2 del Maie). Quindi 171, ma quattro senatori leghisti (Salvini, Gian Marco Centinaio, Giulia Bongiorno e Erika Stefani) e due pentastellati (Danilo Toninelli e Lezzi) sono diventati ministri e quindi non potranno garantire una continua presenza ai lavori parlamentari. Se poi aggiungiamo qualche altro senatore che sara’ nominato sottosegretario, ecco che si corre il rischio di andare sotto in qualche votazione importante.

Preziosa, quindi, fino a quando durera’, l’astensione annunciata da Giorgia Meloni di FdI che al Senato conta 18 eletti (per questo motivo Salvini aveva spinto per un ingresso di Fratelli d’Italia nel governo) ma quando questa stampella verra’ a mancare saranno dolori. Anche la realizzazione del contratto (quali saranno le priorita’?) potrebbe portare ad una crisi e, quindi, ad un ritorno anticipato alle urne.

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