Come il gioco dell’oca, siamo tornati al punto di partenza, ovvero al 7 maggio, quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, visti fallire i tentativi di dare vita ad un governo politico, aveva annunciato l’ipotesi di un “governo neutrale” e “di servizio” per superare l’impasse creato dalle posizioni dei partiti presenti in Parlamento. Come e’ noto, di fronte a questa evenienza, M5S e Lega hanno provato a dare vita ad un governo politico, indicando quale presidente del Consiglio il professore-avvocato Giuseppe Conte e trovando, dopo lunghe trattative, anche un accordo sulla lista dei ministri, ma l’indicazione di Paolo Savona quale titolare dell’importante dicastero dell’Economia, che da tempo attacca la Ue “germanocentrica” e afferma che bisogna approntare un “piano b” nei confronti dell’euro (ovvero in caso di uscita), ha provocato una reazione negativa dei mercati finanziari e di alcune capitali europee che hanno indotto il capo dello Stato, visto il rifiuto di Luigi Di Maio e Matteo Salvini di “cambiare cavallo”, a dire no al governo “giamaica” e, dopo la rinuncia di Conte, a convocare per oggi al Quirinale Carlo Cottarelli, conosciuto dagli italiani piu’ per il suo sostegno alla “spending review” che per la sua lunga permanenza al Fondo Monetario Internazionale, una mossa questa che ha tranquillizzato gia’ questa mattina i mercati finanziari.
Cottarelli e’ chiamato quindi a formare un governo “neutrale” che, vista la situazione, si puo’ definire un esecutivo “del Presidente” che non avra’, a meno di imprevedibili e clamorosi colpi di scena, la fiducia del Parlamento (M5S, Lega e FdI sono gia’ sulle barricate ed hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato). Quindi si spiana la strada ad un voto anticipato. Chiusa la finestra di luglio, alle urne si andra’ o in autunno (probabilmente ad ottobre) o a febbraio-marzo del 2019 se si vorra’ consentire a Cottarelli di varare e portare al voto del Parlamento la manovra dei bilancio per sterilizzare il previsto aumento dell’Iva. Staremo a vedere cosa succedera’.
Intanto, la bocciatura del non nato ” governo del cambiamento” di Conte, che si proponeva come difensore degli italiani, in nome della difesa dei risparmiatori italiani (dixit Mattarella) ha aperto un durissimo scontro politico istituzionale tra i cosiddetti “partiti populisti” ed il Quirinale. Di Maio e Giorgia Meloni si sono schierati per l’impeachment del presidente della Repubblica. Piu’ cauto Salvini, che chiede di ritornare alle urne il piu’ rapidamente possibile. Sostegno al capo dello Stato, invece, da parte del Pd e di Fi. Una situazione incandescente che rischia di diventare esplosiva se non si terranno i nervi saldi. Una cosa e’ certa: siamo gia’ in campagna elettorale.