I populisti amano Facebook, i governisti Twitter: i social nella politica italiana

Come e dove si muovono i leader politici italiani sui social network? Una piccola guida

Dimentichiamoci le piazze, le conferenze stampa e il famoso giro nel mercato rionale che faceva vedere la politica a contatto con il Paese reale. Oggi i social network hanno sostituito i canali tradizionali con cui il mondo dei partiti ha comunicato per decenni i propri programmi e obiettivi. Una febbre social che ha contagiato tutti, da destra a sinistra passando per i grillini. Un contagio transnazionale che fa della comodità, dell’immediatezza e della diffusione i propri tratti vincenti. Basta uno smartphone, una connessione ed ovunque ci si trovi si può comunicare con milioni di persone.

Lo sanno bene i politici nostrani, che pur non rinunciando a uscite pubbliche hanno nella Rete la propria arma comunicativa prediletta.

Ed è interessante vedere come spesso – non sempre – il proprio successo social corrisponda a quello elettorale.

Chiunque abbia visto i telegiornali nelle scorse settimane non può non aver visto un Matteo Salvini che riprendeva se stesso durante una diretta Facebook per raccontare ai propri seguaci gli esiti delle consultazioni o delle trattative per la formazione del nuovo Governo.

Anche un medium tradizionale con la tv s’è dovuto adattare allo schermo verticale del cellulare del leader leghista, maestro in quella comunicazione social che ne esalta i tratti di schiettezza, genuinità e vicinanza alla gente.

Anche i grillini confermano la propria bravura social ma soffrono i tentennamenti e gli azzardi delle ultime settimane. Dopo il niet di Mattarella a Savona, Luigi Di Maio s’è presentato in una diretta Facebook pallido, su sfondo bianco, esprimendo il proprio livore nei confronti della decisione del Capo dello Stato. Anche sul fronte grillino c’è una predilezione per Facebook, più popolare e per tutti, rispetto a Twitter, più adatto agli addetti ai lavori.

Twitter (non proprio un social da working class) che è invece usatissimo dai leader – ex o futuri – del centrosinistra. Una testimonianza digitale di come la nuova sinistra italiana si trovi a proprio agio in contesti non proprio proletari. Da qualche tempo Matteo Renzi è tornato alla carica con tweet sarcastici e caustici in perfetto stile fiorentino, un battutismo che non sembra aver avuto un grande successo elettorale nelle scorse elezioni.

Iperattivo su social dei cinguettii anche l’astro nascente del centrosinistra italiano, Carlo Calenda, che risponde a utenti, lancia bordate e che ha deciso di collocarsi come politico di lotta. Per il momento sui social.

Ma il rapporto Twitter- Governisti Facebook-Populisti è tutto italico, perché altrove i cinguettii sono stati un marchio di fabbrica anche di leader che qui verrebbero bollati come populisti e sovranisti. Basti pensare a Donald Trump che usa Twitter per silurare collaboratori, annunciare politiche fiscali o dichiarare guerra ad altri Stati.

Che la postdemocrazia dei social abbia inizio.

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014